L’andamento dell’economia mondiale nell’ultimo bimestre 2022. Crescono gli USA.

La produzione industriale italiana, a novembre, ha registrato un’ulteriore flessione congiunturale (-0,3%) di entità minore rispetto alle variazioni negative dei due mesi precedenti. Il calo è stato diffuso a tutti i settori con l’eccezione di quello dei beni strumentali.

Il mercato del lavoro a novembre è stato contraddistinto da una lieve diminuzione di occupati e disoccupati e da un aumento marginale degli inattivi. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 7,8%.

A dicembre, secondo le ultime rilevazioni dell’Istat, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) ha mostrato un moderato rallentamento anche se il differenziale con l’area euro si è ampliato ulteriormente, superando i 3 punti percentuali, per effetto della maggiore crescita in Italia dei listini dei beni energetici e degli alimentari.

La fiducia di consumatori e imprese, a dicembre, è aumentata per il secondo mese consecutivo. Le famiglie hanno evidenziato attese positive sulla situazione economica del paese, inclusa la disoccupazione, mentre tra le imprese i giudizi e le aspettative sono migliorati nelle costruzioni e nei servizi di mercato.

La graduale decelerazione delle spinte inflazionistiche innescata dall’orientamento restrittivo della politica monetaria nei principali Paesi e dal calo dei prezzi dei prodotti energetici ha caratterizzato lo scenario internazionale negli ultimi mesi. La quotazione del Brent a fine anno (80,9 dollari al barile a dicembre, 99,8 la media del 2022) ha continuato a diminuire mentre i listini del gas naturale europeo sono rimasti stabili sui 36 $/mmbtu, valore comunque decisamente inferiore a quelli dei mesi estivi (60,2 $/mmbtu la media del trimestre luglio-settembre).

A ottobre, ancora, il commercio internazionale di beni in volume è diminuito dell’1,6% rispetto al mese precedente (+0,1% a settembre) con cali generalizzati delle esportazioni e importazioni soprattutto nell’area dell’euro e nei paesi avanzati asiatici.

Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di dicembre si è collocato, per il decimo mese consecutivo, al di sotto della soglia di espansione di 50, suggerendo che la domanda mondiale potrebbe proseguire una tendenza discendente.

In Cina, inoltre, il forte aumento dei contagi di Covid-19 è atteso frenare, nei prossimi mesi, la crescita economica con effetti negativi anche per altri Paesi. Gli indici Pmi dei direttori degli acquisti del comparto manifatturiero e dei servizi a cura di Caixin, a dicembre hanno infatti continuato a diminuire, restando ben al di sotto della soglia di espansione.

Negli Stati Uniti, la stima finale del PIL del terzo trimestre ha registrato una revisione verso l’alto, con una variazione di 0,8% congiunturale (da +0,7%). Il dato riflette un rialzo per consumi e investimenti non residenziali in parte compensato da revisioni al ribasso delle scorte.

E’ proseguita, altresì, la fase positiva per il mercato del lavoro statunitense e il tasso di disoccupazione a dicembre è sceso di nuovo al 3,5%, in marginale calo rispetto al periodo precedente.

Nello stesso mese, la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board, pur restando su livelli storicamente bassi, ha toccato il massimo da aprile (108,3 da 101 di novembre) spinta anche dai dati sull’inflazione che mostrano un’inversione di tendenza. La crescita dei prezzi al consumo a dicembre ha infatti continuato a decelerare (+6,5% da +7,1% di novembre). Sebbene si siano dimostrati efficaci per contenere le pressioni inflazionistiche, desta però molte preoccupazioni l’effetto depressivo dei rialzi dei tassi di interesse sulla crescita economica.

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Le attese di moderazione dell’orientamento restrittivo della politica monetaria della Federal Reserve legate al calo dell’inflazione hanno determinato negli ultimi mesi un graduale deprezzamento del tasso di cambio del dollaro: l’euro ha recuperato nel periodo più recente circa 10% nei confronti della valuta statunitense rispetto ai minimi di fine settembre.

Anche nell’area dell’euro, l’inflazione, in media, ha rallentato (+9,2% a dicembre da +10,1% a novembre) frenata, analogamente agli Stati Uniti, dai rialzi dei tassi ufficiali operati dalla Banca centrale europea e dalla moderazione dei prezzi delle materie prime energetiche.

A novembre, il tasso di disoccupazione si è stabilizzato al 6,5%, mentre le vendite al dettaglio in volume hanno recuperato solo parzialmente il calo congiunturale di ottobre (+0,8% da -1,5%).

Le prospettive per l’area nel complesso restano positive. A dicembre, l’Economic Sentiment Indicator (ESI) rilevato dalla Commissione Europea è aumentato per il secondo mese consecutivo con miglioramenti diffusi a tutti i settori e in particolare a quello del commercio al dettaglio, dei servizi e per i consumatori. Nel dettaglio nazionale, l’indice è cresciuto in Germania (+2,0 punti), Spagna (+1,9) e Italia (+0,9), mentre è diminuito in Francia (-1,3).

A novembre, l’indice della produzione industriale ha registrato un ulteriore calo (-0,3% rispetto a ottobre) anche se di entità minore rispetto alle variazioni congiunturali negative dei due mesi precedenti (-1,8% e -1,1% rispettivamente). La flessione è stata diffusa a tutti i settori con l’eccezione di quello dei beni strumentali che ha mostrato una marginale crescita (+0,1% la variazione rispetto a ottobre). La produzione dei beni di consumo invece, è diminuita (-0,4%) come risultato della contrazione dei beni di consumo non durevoli (-0,8%) e dell’aumento di quelli durevoli (+1,7%). I beni strumentali tra settembre e novembre in media sono cresciuti (+2,4% rispetto ai tre mesi precedenti), quelli intermedi e di consumo hanno invece segnato una flessione (rispettivamente -1,8% e -1,0%. Nello stesso periodo, l’indice generale ha registrato un marcato calo congiunturale (-1,0%).

La produzione del settore delle costruzioni, dopo due incrementi consecutivi, a ottobre ha segnato una diminuzione rispetto al mese precedente (-0,9%). L’indice per la media agosto-ottobre è comunque risultato ancora in crescita (+0,6% in termini congiunturali). I segnali di rallentamento erano stati anticipati dai dati sui permessi di costruire. Nel terzo trimestre, nel comparto residenziale, il numero di abitazioni e la superficie utile abitabile hanno registrato una marcata diminuzione congiunturale (rispettivamente -15,2% e -12,6%). L’edilizia non residenziale ha segnato, invece, una riduzione della superficie del -9,0% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche il mercato immobiliare è in decelerazione: nel terzo trimestre i prezzi delle abitazioni sono diminuiti (-1,0% la variazione congiunturale) dopo il forte aumento nei tre mesi precedenti (+2,3%). Il calo è stato dovuto soprattutto a una riduzione dei prezzi delle abitazioni nuove (-5,4% dopo la forte crescita registrata tra aprile e giugno, +6,8%) e di quelli delle abitazioni esistenti (-0,1%).

Nel periodo luglio-settembre, gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie hanno continuato ad aumentare (+0,8% in termini congiunturali) anche se in forte decelerazione rispetto alla prima metà dell’anno (rispettivamente +5,8% e +5,1% nel primo e secondo trimestre). Il tasso di investimento, definito come rapporto tra investimenti fissi lordi e valore aggiunto a prezzi base, è leggermente diminuito (-0,1 punti percentuali) a seguito di un incremento del valore aggiunto maggiore di quello degli investimenti.

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Con riferimento agli scambi con l’estero, a ottobre, sia le esportazioni sia le importazioni di beni sono diminuite rispetto al mese precedente (rispettivamente -1,1% e -5,5%). Ha inciso maggiormente sull’andamento dell’export il calo delle vendite verso i paesi extra Ue, in particolare di beni strumentali, mentre sull’import la riduzione di acquisti di beni energetici determinata da un calo sia dei prezzi sia dei volumi importati.

Nonostante un lieve miglioramento registrato a ottobre, il saldo commerciale, su cui continua a pesare il disavanzo dei beni energetici e con i mercati extra Ue, è rimasto negativo.

A novembre, gli scambi con i paesi extra Ue hanno mostrato un aumento delle esportazioni e un ulteriore rallentamento delle importazioni, riconducibile alla riduzione degli acquisti di prodotti energetici, in particolare di gas naturale allo stato gassoso. Il saldo commerciale con i paesi extra Ue, negativo da inizio 2022, è risultato positivo.

A dicembre, la fiducia delle imprese ha mostrato per il secondo mese consecutivo un miglioramento trainato dalla componente delle costruzioni che ha registrato gli incrementi più marcati, e da quella dei servizi di mercato. Nel commercio al dettaglio, l’aumento dell’indice è stato più moderato mentre nella manifattura la fiducia è peggiorata per tutte le componenti con le scorte di magazzino giudicate in accumulo.

Famiglie e mercato del lavoro. A novembre, l’occupazione è diminuita moderatamente dopo il miglioramento registrato nei due mesi precedenti. Il tasso di occupazione si è attestato al 60,3%, registrando un calo di circa 0,1 p.p. (-27mila unità rispetto a ottobre); il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 7,8% mentre quello di inattività è aumentato marginalmente (+0,1 p.p).

La diminuzione degli occupati è stata dovuta principalmente alla componente dei dipendenti permanenti (-0,6% rispetto a ottobre, -94mila unità), controbilanciata in parte dall’incremento sia dei dipendenti a termine (+2,0%) sia dei lavoratori autonomi (+0,1%). Il tasso di occupazione è risultato stabile per gli uomini e in leggera diminuzione per le donne (0,1 p.p.) a cui si è associato – sempre per la componente femminile – un aumento del tasso di inattività (+ 0,2%).

Nel terzo trimestre, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto ai tre mesi precedenti nonostante l’aumento del livello dei prezzi e i consumi finali delle famiglie, sono aumentati del 4,1%, sostenuti anche dal ricorso delle famiglie ai risparmi accumulati. La propensione al risparmio è risultata, infatti, in calo di 1,9 p.p. rispetto ai tre mesi precedenti, raggiugendo livelli inferiori al periodo pre-pandemico.

A novembre le vendite al dettaglio in volume hanno registrato un aumento dello 0,4% in termini congiunturali dopo tre cali consecutivi. Nel trimestre settembre-novembre, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite in volume sono diminuite del 1,4%.

Il clima di fiducia dei consumatori a dicembre ha continuato a crescere con un miglioramento diffuso a tutte le sue componenti a eccezione dei giudizi sul bilancio familiare. Le attese sulla situazione economica del paese, inclusa la disoccupazione, sono risultate particolarmente favorevoli.

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Prezzi. Le spinte inflazionistiche a fine anno hanno mostrato una moderata decelerazione. In base alla stima preliminare, a dicembre la variazione tendenziale dell’indice per l’intera collettività (NIC) è stata pari a 11,6% (da 11,8% di novembre). L’inflazione media del quarto trimestre (+11,7% in termini tendenziali) ha segnato, tuttavia, un’ulteriore decisa accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+8,4%).

Il rallentamento di dicembre è stato dovuto ai prezzi dei beni energetici (+64,7% da +67,6% di novembre), in particolare a quelli dei beni non regolamentati (+63,3% da +69,9%). Anche il depotenziamento della dinamica inflativa dei beni alimentari non lavorati ha contribuito alla decelerazione (+9,5% da +11,4%). Di contro, la componente dei beni lavorati è accelerata (+14,9% da +14,3%) a fronte di una sostanziale stabilizzazione di quella degli altri beni (+5,1% da +5,0%).

I prezzi dei servizi hanno mostrato complessivamente un dinamismo crescente (+4,1% da +3,8%) con l’eccezione dei trasporti (+6,0 da +6,8%).

Il “carrello della spesa” di dicembre, che sintetizza i prezzi dei beni alimentari per la cura della casa e della persona, ha segnato una marginale decelerazione (12,6% da 12,7% di novembre). Nello stesso mese, l’inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi è accelerata (+5,8% da 5,6%), confermando la persistenza del fenomeno inflativo.

Il segnale sull’andamento generale dei prezzi per l’anno in corso proviene dall’inflazione acquisita dell’indice generale che per il 2023 continua a mostrare una dinamica crescente (+5,1%), dando la misura della diffusione del fenomeno inflativo tra le diverse tipologie di beni al consumo.

A dicembre, anche l’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) ha mostrato una moderata decelerazione (12,3% da 12,6% di novembre), anche se il differenziale per l’indice armonizzato dei prezzi al consumo con l’area euro (3,1 punti percentuali), positivo dallo scorso ottobre, si è ampliato rispetto a novembre (era 2,5 p.p.) per effetto della maggiore crescita dei prezzi dei beni energetici e degli alimentari in Italia. La componente dell’indice IPCA Italia al netto degli energetici ha mostrato una variazione stabile rispetto a novembre e pari a 6,5%. La crescita media dello stesso indice nel 2022 è stata pari a 4,5%.

Nelle le fasi a monte della formazione dei prezzi, si è registrato a ottobre un rallentamento su base tendenziale dei prezzi all’import, pari a 15,9% (20,3% a settembre) dovuto in particolare ai listini degli energetici importati e dei beni di consumo. Nella fase della produzione, a novembre è proseguita la crescita per i prezzi nel mercato interno (+35,7% la variazione tendenziale) spinti anche in questo caso in prevalenza dalla componente energia (+73,0%). Anche il raggruppamento dei beni di produzione destinati al consumo ha riportato un ulteriore rialzo dei prezzi (12,2%).

L’incertezza legata alle prospettive di crescita in rallentamento per il prossimo anno, rendono cauti consumatori e imprese che producono beni di consumo e che si aspettano una riduzione dei prezzi.

foto di Lorenzo Cafaro da Pixabay