L’Alto rappresentante Borrell: “Le sanzioni contro la Russia stanno funzionando”.
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, l’UE ha imposto 11 round di sanzioni contro la Russia. Penalità, secondo l’opinione di diversi analisti e semplici cittadini, di scarso impatto, specialmente sul frangente delle importazioni di risorse naturali.
Una percezione fallace per l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, per il quale, nel giro di un anno, le sanzioni hanno già limitato le manovre economiche di Mosca, provocando tensioni finanziarie, degradando la capacità industriale e tecnologica e, infine, tagliando il Paese dai mercati chiave.
“Le nostre misure restrittive, per usare il termine tecnicamente corretto, non hanno precedenti nella loro portata e si concentrano su settori chiave dell’economia russa che sono cruciali per lo sforzo bellico di Mosca. Inoltre, l’UE ha anche imposto divieti di viaggio e congelamento dei beni a più di 1.500 persone e quasi 250 entità”.
Tra gli effetti tangibili sull’economia russa, secondo la versione di Borrell, il rilevamento della contrazione del 2,1%: in particolare nel settore manufatturiero – in costante crescita prima dell’invasione – a fine 2022 avrebbe registrato un calo del 6%, mentre per il settore tecnologico la perdita annua sarebbe stata del 13%. Rispetto all’anno precedente, ancora, la produzione di autoveicoli è scesa del 48%, del 13% per gli altri mezzi di trasporto, dell’8% per la produzione di computer, elettronica e ottica, del 10% nel commercio al dettaglio e del 17% in quello all’ingrosso.
Numeri che non permetterebbero di vedere una ripresa nel breve periodo per l’economia russa secondo l’Alto rappresentante Borrell: “Le prospettive per il 2023 restano fosche. Secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE, il PIL russo dovrebbe ridursi fino al 2,5% e tutte le componenti della domanda privata russa, compresi gli investimenti e i consumi privati, rimarranno depresse. Solo la spesa pubblica legata allo sforzo bellico, cioè la spesa per la difesa, registrerà un aumento, mentre i finanziamenti per scuole, ospedali e strade verranno ulteriormente ridotti. I vettori russi – prosegue Borreell – non sono più in grado di volare da e verso il territorio dell’UE. La maggior parte degli aerei moderni operati dalle portaerei russe dipende dai pezzi di ricambio e dall’assistenza tecnica europei e americani, non più disponibili in Russia per via delle sanzioni. Il divieto di nuovi investimenti nel settore energetico e le restrizioni all’esportazione di tecnologia e servizi per l’industria energetica, ancora, hanno minato la sostenibilità delle aziende russe. La stessa agenzia di rating Moody’s ha già declassato 95 aziende russe (tra cui la maggior parte delle società energetiche)”.
Sulle ali delle sanzioni, inoltre, rispetto al 2021, nel 2022 si è ridotto del 58% il totale delle importazioni dell’UE dalla Russia: “Le importazioni non energetiche dalla Russia sono diminuite di quasi il 60%, con i cali più visibili per ferro, acciaio, metalli preziosi e legno. Il calo delle importazioni di beni non energetici è superiore al 75% per il primo trimestre del 2023, e la diminuzione è ancora maggiore per i beni energetici, pari a meno 80%”, ha aggiunto l’esponente europeo. “La Russia – prosegue – ha avuto un importante surplus di bilancio per la prima metà del 2022 a causa degli alti prezzi del petrolio e del gas, ma è stato cancellato nei mesi successivi, con il bilancio federale che si è concluso con un deficit nel 2022. Si prevede che la situazione fiscale peggiorerà. I dati di gennaio-aprile per il 2023 mostrano che le entrate del bilancio federale russo legate al petrolio e al gas rappresentano il 45% del bilancio russo nel 2022, in calo del 52%. Il governo sta cercando di affrontare il crollo delle entrate estraendo dividendi elevati dalle imprese statali e imponendo tasse aggiuntive sulle grandi imprese, ma queste hanno i loro costi ed è improbabile che riescano a tappare il crescente deficit fiscale”.
Dal 10 agosto 2022, si legge nel report dell’Alto rappresentante, le importazioni dell’UE di carbone russo hanno smesso completamente di incidere su circa un quarto di tutte le esportazioni di carbone russo. Le sanzioni energetiche del G7+ sul petrolio, quindi, si sarebbero dimostrate efficaci. Il prezzo del petrolio russo, ancora, è diminuito dall’inizio dell’embargo dell’UE: un prezzo medio all’esportazione del petrolio greggio russo pari a circa 60 dollari al barile nell’aprile 2023, uno sconto di 24 dollari al barile rispetto al prezzo globale del petrolio.
Come spiegare, allora, la pesante speculazione che solo in Ue ha portato all’aumento dei costi energetiche per famiglie e imprese? Può considerarsi un successo per l’amministrazione von der Leyen e per il suo “Alto rappresentante”, l’aumento del caro energia e l’aumento dell’inflazione? Non è dato saperlo…
Per quanto riguarda il gas, prosegue Borrell, “la decisione della Russia di tagliare i flussi e i forti sforzi di diversificazione dell’UE hanno provocato un drammatico calo dei volumi. Nonostante ciò, siamo riusciti ad ottenere sufficienti scorte di gas in vista del prossimo inverno”.
Sul fronte delle esportazioni, le misure restrittive finora coprono circa il 54% delle esportazioni dell’UE del 2021, mirando ai beni capitali e intermedi chiave per i quali la Russia ha un’elevata dipendenza dalle forniture provenienti da UE, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Nel 2022 le esportazioni complessive di beni dell’UE erano inferiori del 52% rispetto alla media annuale prebellica.
Le esportazioni dell’UE di beni a duplice uso e tecnologie avanzate, essenziali per produrre attrezzature e armi utilizzate dalla Russia per condurre la guerra con l’Ucraina, sono diminuite del 78% nel 2022 rispetto al periodo 2019-2021. Nel frattempo, quasi a voler riequilibrare il gap nella produzione bellica, in Ue negli ultimi tempi (come nel caso dell’approvazione del piano ASAP) si è assistitito ad un aumento della fabbricazione di missili e armamenti. La democratica Ue ha quindi riequilibrato un vuoto nell’economia bellica globale…
Sanzioni che avrebbero anche portato effetti positivi per gli interessi dell’Ue anche nel settore alimentare, sempre secondo la narrazione di Borrell: “La guerra di aggressione della Russia è la causa principale dello shock dell’offerta globale nel settore alimentare e dei prodotti correlati, causato dall’invasione dell’Ucraina, uno dei principali granai del mondo. Il fatto che la Russia abbia deciso di uscire dalla Black Sea Grain Initiative lo scorso luglio, attaccando da allora in maniera massiccia silos e porti ucraini, rischia di aggravare nuovamente la situazione della sicurezza alimentare globale nei prossimi mesi”.
Nel 2023, reca il report di Borrell, l’avanzo delle partite correnti è diminuito drasticamente in quanto i volumi delle importazioni si sono ripresi grazie all’aumento delle importazioni sostitutive più costose. Allo stesso tempo, le sanzioni sulle esportazioni russe e i massimali sui prezzi del G7 hanno ridotto le entrate provenienti dalle principali esportazioni russe. Per questo motiv la Russia si sarebbe rivolta sempre più allo yuan come mezzo di transazione e riserva di valore, aumentando, però, i costi delle transazioni finanziarie tra la Russia e il mondo esterno.
Ancora, con il degrado delle partite correnti, il rublo si è nuovamente deprezzato nella seconda metà del 2022 e si è ulteriormente indebolito in modo massiccio nel 2023, registrando oggi il punto più debole da molti anni. Per cercare di arrestare questa caduta, la Banca centrale russa ha dovuto aumentare drasticamente i tassi di interesse dal 7,5% di luglio al 12% il 15 agosto. Tasso di interesse, secondo l’Alto rappresentante dell’Ue, che frenerà ancora di più l’attività economica in Russia nei prossimi mesi.
Gran parte delle riserve della Banca centrale russa, ancora, sono state immobilizzate nell’UE e in altri Paesi (dei 300 miliardi di euro di asset immobilizzati, 207 miliardi di euro si trovano nell’UE) . L’UE, insieme ai partner, sta lavorando per trovare modi per utilizzare le entrate delle attività immobilizzate della banca centrale russa per sostenere la ricostruzione dell’Ucraina e a fini di riparazione, garantendo nel contempo che ciò avvenga in conformità con il diritto comunitario e internazionale.
Nel frattempo, la Russia sta cercando di contrastare le misure dell’UE, rivolgendosi ai Paesi non soggetti a sanzioni in cerca di tecnologia e prodotti intermedi. Dopo l’invasione, le importazioni complessive della Russia sono diminuite di circa il 18% da aprile a novembre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. Dopo questo crollo, le importazioni della Russia dalla Cina sono aumentate del 27%, in particolare di macchinari, apparecchiature elettriche e automobili. La Russia ha inoltre introdotto misure che hanno reso più difficile e costoso per le aziende straniere lasciare il mercato russo.
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