La triste autocensura dei Rolling Stones.
Dopo 50 anni di esecuzioni dal vivo i Rolling Stones hanno deciso di cancellare “Brown Sugar” dalla scaletta dei loro concerti. “Brown Sugar”, il brano che fin dal primo accordo del riff di chitarra trascinava e mandava in delirio le folle. “Brown Sugar” vera e propria epitome della musica rock: ritmo trascinante, esecuzione intensa, parole oscene e scandalose.
È stato il timore di possibili contestazioni per i versi del brano, in cui si parla di un sadico padrone che nel cuore della notte frusta la sua schiava africana, la motivazione che ha spinto i Rolling Stones a questa scelta.
Sarebbe forse tempo sprecato ricordare la potenza del messaggio antirazzista degli Stones negli anni 60 quando, attraverso le loro reinterpretazioni, facevano conoscere al mondo la musica e la cultura dei Neri d’America.
Cosi come, comprendere il significato di “Brown Sugar” e la sua magistrale rappresentazione della decadente società schiavista, sarebbe chiedere troppo ai taleban* del politicamente corretto.
Non sappiamo in che misura la decisione sia frutto di pressione esterne o, piuttosto, il tentativo della band di trasformarsi in una copia dei Maneskin (cit.). Resta la sconcertante indifferenza con la quale è stata accolta la clamorosa autocensura della “Greatest rock’n’roll band in the world”.
Ps <<Scarred old slaver knows he’s doing alright/Hear him whip the women just around midnight>>.
foto Sebastiaan Laan from Pixabay