La stucchevole proposta del Governatore Solinas: “Stop al numero chiuso in Medicina”.

Il numero chiuso in Medicina e i tagli orizzontali alla spesa per la sanità, per il Presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, rappresentano un problema per la sanità sarda: “La Sardegna è costretta oggi a pagare il prezzo di scelte profondamente sbagliate compiute in passato, ad iniziare dai tagli indiscriminati alla sanità pubblica e al blocco del turn over, che ha determinato una gravissima carenza di personale. Porre rimedio è impresa difficile, anche in considerazione della scelta, anch’essa sbagliata, del numero chiuso nella Facoltà di medicina”.

Considerazioni elementari, per non dire stucchevoli, alla luce dell’assenza di una qualsiasi critica verso la massiccia lottizzazione politica da sempre imperante all’interno delle amministrazioni sanitarie nell’Isola – come ricordano spesso gli stessi atti di nomina di direttori e commissari – tale da garantire una gestione caotica e ben al di sotto delle reali potenzialità della sanità sarda, popolata da grandi professionisti tenuti in ostaggio da una gestione fantozziana, eufemisticamente parlando.

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Un paradigma sardo sul quale nessuna forza politica negli ultimi 40 anni ha mai deciso di intervenire con determinazione (figuriamoci), con buona pace del rispetto dei pazienti e degli utenti sardi. Niente di nuovo, quindi, se non fosse per la ‘dissennata’ richiesta al Governo Draghi di procedere alla sospensione del numero chiuso in Medicina che, secondo l’equazione insita nel pensiero logico del Governatore, permetterebbe di “programmare immediatamente l’incremento dei medici”.

Una banalizzazione dei problemi che prosegue nel successivo intervento del Governatore Solinas: “Se oggi non abbiamo un numero sufficiente di sanitari è perché il sistema universitario non ne ha messo in campo quanto era necessario. E’ chiaro, prosegue il Presidente Solinas, che questa competenza è in capo allo Stato, e non delle Regioni, che poi sono chiamate a gestire i disagi e le giuste rivendicazioni dei cittadini in materia di salute”. Nessun accenno, però, ai tanti professionisti che, a causa di un sistema meritocratico da sempre inesistente nell’isola, hanno invece deciso di emigrare e operare in contesti lavorativi tipici dello Stato di diritto, dove le lotte tra i ‘pupazzi della politica’ non incidono sulla qualità del servizio sanitario. I problemi sono sempre altrove…in politica funziona così!

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Insapore anche il punto di vista del ‘numero uno’ della Regione sui tagli orizzontali dei quali è stata vittima la sanità sarda ‘per troppi anni’: “Si è tagliato sulla sanità, inseguendo traguardi di economicità che non si conciliano con una gestione efficiente del sistema e con servizi di alto livello offerti ai cittadini, men che meno in un periodo di emergenza quale quello attuale. Oggi paghiamo il conto”. 

Fuori contesto, infine, la proposta di indire un bando internazionale “per attrarre nel SSR – il Sistema Sanitario Regionale – professionalità che consentano di colmare le carenze organiche in via straordinaria, per combattere l’emergenza attuale e programmare il futuro garantendo ai cittadini un servizio sanitario pienamente efficiente e vicino alle loro esigenze e, soprattutto, ai loro diritti”. Una proposta grottesca alla luce dei tanti giovani medici sardi ‘scappati’ o in procinto di scappare dalla Sardegna verso contesti di lavoro più meritocratici e meglio retribuiti.

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