La Serbia si avvicina all’Ue. Compra armi dalla Francia e dice sì allo sfruttamento del litio.

Dopo anni di stop and go, sembrerebbe che la Serbia abbia deciso di sposare sostanzialmente l’idea di adesione all’Ue. Lo suggerisce la recente firma del memorandum d’intesa con la “verde Ue” per l’estrazione del Litio nella miniera di Jadar e, soprattutto, l’acquisto di ben 12 aerei da guerra dalla francese Dassault Aviation per un totale di 2,7 miliardi di euro. Acquisto, per dovere di cronaca, concordato tra i due Paesi lo scorso aprile, durante la visita di Aleksandar Vucic a Parigi.

Accordo, siglato giovedì durante la visita del presidente francese, Emmanuel Macron, nella capitale della Repubblica Serba, commentato entusiasticamente dal presidente, Aleksandar Vucic: “Dodici nuovi aerei saranno di proprietà della nostra repubblica, contribuendo significativamente all’aumento delle capacità operative del nostro esercito. Grazie presidente Macron per averci permesso di acquistare i nuovi Rafale”.

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Dichiarazioni edulcorate – ma dallo scarso tenore pacifista – contraccambiate dal presidente francese, limitatosi nella condivisione di slogan da villaggio globale: “L’Europa ha bisogno di una Serbia forte e democratica, mentre Belgrado ha bisogno di un’UE forte e sovrana”… e di nuovi aerei da guerra!

“La Serbia – ha concluso Macron – ha un posto nell’Unione Europea, dove può svolgervi un ruolo molto importante, specialmente nei Balcani occidentali”.

Dichiarazioni, ovviamente di circostanza, che dicono molto circa i criteri sostanziali (quelli ovviamente richiesti dai big player della burocratica Unione), per l’adesione dei Paesi terzi all’Ue. Altro che principi democratici e rispetto dello Stato di diritto…