La Polizia di Cagliari ricorda il Commissario Palatucci.

Questa mattina il Questore di Cagliari Paolo Rossi e il Sindaco del Comune di Quartu Sant’Elena Graziano Milia, alla presenza del Capo di Gabinetto della Prefettura Andrea Leo, hanno scoperto la targa commemorativa posata ai piedi dell’Ulivo in memoria di Giovanni Palatucci, ex Questore di Fiume, deceduto il 10 febbraio del 1945 nel campo di concentramento nazista di Dachau.

Paolo Rossi, Graziano Milia, Andrea Leo.

Grazie alla collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Quartu Sant’Elena, che ha provveduto a piantare l’Ulivo donato dall’Associazione “Inner Wheel” – Quartu Sant’Elena – e alla posa della targa commemorativa, da oggi ci sarà un altro luogo della memoria, che servirà a rinnovare nelle nuove generazioni il ricordo del sacrificio di Giovanni Palatucci e di un tragico e oscuro periodo della storia.

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Un poliziotto, un commissario, ma soprattutto un uomo, morto a soli 36 anni, per mantenere fede ai suoi ideali. Durante la sua permanenza a Fiume, dal 1937, anno del suo arrivo come responsabile dell’Ufficio Stranieri, e anche dopo l’8 settembre 1943, quando fu reggente della Questura, Giovanni Palatucci si adoperò per salvare centinaia di ebrei dalle persecuzioni razziali. Furono circa 5.000 gli ebrei salvati dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.

Un momento della cerimonia.

Per questo motivo nel 1995 lo Stato italiano ha conferito a Giovanni Palatucci la medaglia d’oro al merito civile e già dal 1990 lo “Yad Vashem”, l’Ente Nazionale per la memoria della Shoah dello Stato di Israele, lo aveva dichiarato “Giusto tra le Nazioni”.

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Un momento di ulteriore riflessione sulla memoria dell’Olocausto è stato offerto grazie al contributo degli alunni della 3ª B della Scuola Secondaria di Primo Grado dell’Istituto Comprensivo n. 6 di Quartu Sant’Elena, già insigniti di un premio da parte del Presidente della Repubblica per il loro impegno nel mantenere viva la memoria della Shoa che, accompagnati dal suono della chitarra, hanno letto brani dal “Diario” di Anna Frank e da “C’è un paio di scarpette rosse”” di Joyce Lussu.

Un momento della cerimonia.