La Giunta Todde urla al “gomblotto”. La sintesi dello scarso rispetto della legge.
In un contesto segnato da un crescente analfabetismo funzionale, non stupisce l’assenza di una stigmatizzazione seria e ponderata verso alcuni membri dell’Esecutivo regionale guidato da Alessandra Todde. A poche ore dalla formalizzazione della delibera della Corte d’Appello di Cagliari, che sancisce la decadenza della presidente nuorese dalla carica di consigliera regionale, le reazioni si sono divise tra una difesa incondizionata e il consueto urlo al “gomblotto”.
Alcuni esponenti della Giunta hanno scelto di lanciarsi in dichiarazioni dai toni cospirazionisti, evocando inesistenti “congiure di Palazzo” per mascherare presunti interessi lesi, con scarso rispetto per l’indipendenza del potere giudiziario. Altri, invece, si sono limitati a vaghi messaggi pubblici, degni più di una “posta del cuore” che di un’analisi politica approfondita.
La vera questione, tuttavia, riguarda la totale mancanza di una critica costruttiva verso l’operato dei colleghi di maggioranza. Di fronte a una vicenda giudiziaria così grave, che mina la credibilità dell’intero Esecutivo, ci si aspetterebbe almeno un accenno di riflessione interna.
Sorge spontanea una domanda: dove si trovavano certi assessori e assessore quando, poche settimane fa, veniva approvata l’ultima variazione di bilancio, già bollata da molti come una manovra opaca e poco trasparente? Il silenzio su quella “porcata”, per usare un termine che circola negli ambienti politici, è emblematico di un atteggiamento che preferisce l’omertà all’assunzione di responsabilità.
Il sostegno incondizionato alla presidente, in assenza di un confronto onesto e di una valutazione critica sull’intera gestione politica, rischia di compromettere ulteriormente la già fragile fiducia dei cittadini verso le istituzioni regionali. La vicenda Todde non è solo un problema giudiziario: è un test sulla maturità politica di una classe dirigente che, almeno finora, sembra fallire su tutta la linea.
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