La fotografia sul precariato in Italia.
Nel primo trimestre 2022 i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno ripreso i livelli prepandemici. Questa in sintesi la conferma offerta dalle ultime rilevazioni dell’Osservatorio del Precariato dell’Inps.
Complessivamente, sia le assunzioni che le cessazioni hanno superato il livello del 2018-2019 e anche le trasformazioni si sono avvicinate al livello massimo in precedenza registrato nel 2019.
Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi tre mesi del 2022 sono state 1.865.000,con un aumento del +43% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata per le assunzioni stagionali (+113%), per gli intermittenti (+85%), per il tempo indeterminato (+44%), per l’apprendistato (+43%), mentre per le altre tipologie gli aumenti sono più contenuti: tempo determinato (+35%) e somministrati (+29%). La dinamica delle assunzioni è stata più consistente nelle imprese più piccole (under 15: +57%), a decrescere poi con l’aumento della dimensione aziendale: da 16 a 99 dipendenti (+40%) e oltre 99 dipendenti (+32%). Per quanto riguarda le tipologie orarie, il confronto tra il primo trimestre del 2022 con quello del 2021 registra andamenti in linea con la variazione del complesso delle assunzioni.
Le trasformazioni da tempo determinato nel primo trimestre 2022 sono risultate 191.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+68%). Nello stesso periodo, le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 31.000 – risultano essere aumentate del 14% rispetto all’anno precedente.
Le cessazioni dei primi tre mesi del 2022 sono state 1.515.000, inaumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+47%). In aumento tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+105%), contratti intermittenti (+77%), contratti in apprendistato (+60%), contratti a tempo indeterminato (+47%), contratti a tempo determinato (+38%) e contratti in somministrazione (+37%).
Per Le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato per tipologia si evidenzia un forte aumento dei licenziamenti di natura economica e disciplinari (rispettivamente +162% e +48%). Occorre ricordare che nel primo trimestre 2021 i licenziamenti economici erano ancora bloccati dalle normative specifiche introdotte nel 2020. Nel confronto con il 2019 per i licenziamenti economici si rileva una contrazione (-17%) e un aumento per quelli disciplinari (+59%).
Anche le dimissioni registrano un incremento nel primo trimestre 2022 rispetto al corrispondente trimestre del 2021 (+35%) e del 2019 (+29%).
Nei primi tre mesi del 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2021, tutte le tipologie di rapporti di lavoro (con riferimento sia alle assunzioni che alle variazioni contrattuali) incentivati presentano una significativa variazione positiva. In termini percentuali l’esonero giovani presenta la variazione più consistente, tuttavia l’incentivazione denominata “Decontribuzione Sud”, per la sua estensione e pratica assenza di requisiti particolari di accesso, è in termini assoluti l’agevolazione più rilevante.
Il saldo annualizzato,vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, identifica la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro (differenza tra le posizioni di lavoro in essere alla fine del mese osservato rispetto al valore analogo alla medesima data dell’anno precedente).
Dopo gli andamenti negativi registrati nei mesi più acuti della prima fase della pandemia (antecedente all’avvio della vaccinazione di massa), a partire da marzo 2021 il saldo annualizzato ha segnato un continuo recupero. A marzo 2022 si registra un saldo pari a 763.000 posizioni di lavoro. In particolare, per il tempo indeterminato la variazione positiva risulta pari a 169.000 unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione complessiva è pari a 594.000 unità, con un ruolo rilevante dei rapporti a termine.
Il maggior contributo alla crescita, rispetto al 2021, è fornito dai settori alloggio e ristorazione (+208.000 posizioni rispetto a marzo 2021), costruzioni (+132.000) e terziario professionale (+111.000). Variazioni negative sono evidenziate per il comparto finanza-assicurazioni (-4.100, in questo settore a causa della contrazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato), per le industrie estrattive (-960) e per l’agricoltura (-220).
Nel corso dell’ultimo anno, inoltre, accanto alla crescita dei rapporti di lavoro, progressivamente si è sviluppato il processo di riassorbimento della Cassa integrazione: a marzo 2021 i lavoratori in Cig (esclusa la Cig straordinaria) risultavano ancora poco meno di 2 milioni con una media mensile pro capite di 75 ore; a febbraio 2022 risultavano pari a circa 214.000 unità con una media di 41 ore mensili pro-capite.
Nel report è presente una tavola che riporta una disaggregazione dei contratti in somministrazione secondo la tipologia contrattuale, distinguendo i rapporti a tempo indeterminato e quelli a termine (che includono sia i contratti a tempo determinato che stagionali). Nel corso del primo trimestre del 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2021, le assunzioni in somministrazione sono aumentate per entrambe le tipologie contrattuali: tempo indeterminato +92%, a termine +27%.
Anche per le cessazioni si rileva un aumento per le due tipologie contrattuali, con andamento analogo alle assunzioni.
La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) a marzo 2022 si attesta intorno alle 14.000 unità (in aumento del 25% rispetto allo stesso mese del 2021); l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 247 euro.
Per quanto attiene ai lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF), a marzo 2022 essi risultano circa 13.000, in diminuzione del 75% rispetto a marzo 2021, periodo in cui il bonus baby sitting era erogato attraverso il libretto famiglia, l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 193 euro.