La febbre dell’oro.

Negli ultimi dieci anni, una lunga serie di eventi di ordine mondiale, politico e soprattutto economico, hanno portato il prezzo dell’oro da 35 euro al grammo del marzo 2015 agli attuali 90 euro del febbraio 2025. Confermando che in tempi complicati, il metallo viene ancora considerato un bene rifugio. Secondo gli analisti, la tendenza ad un continuo rialzo prevista nei prossimi anni, porterebbe approssimativamente il prezzo al grammo a 120 euro alla fine del 2025, a 140 euro nel dicembre del 2026 arrivando a sfiorare i 150 euro a metà del 2027.

A rendere ancora più turbolento il già agitato panorama, ci ha pensato il neo eletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che con le sue esternazioni riguardanti probabili dazi commerciali sui beni importati che riguarderebbero anche l’oro, ha scatenato un boom di trasferimenti di lingotti dai caveau inglesi verso gli Stati Uniti.

LEGGI ANCHE:  Cagliari. Le dirette (senza audio) del consiglio comunale.

Secondo i dati ufficiali, 393 tonnellate d’oro, si sono spostate da Londra, patria storica del mercato dell’oro fisico, verso i magazzini della Borsa CME di New York, sede degli scambi “cartacei” sull’oro.

Bank of England ha confermato di aver ricevuto una forte domanda, ma attraverso le dichiarazioni del vice governatore Dave Ramsden, ha ribadito che avendo la seconda maggior riserva di oro al mondo, nonostante le forti richieste, lo stock è diminuito solo del 2%.

Infatti, circa un quinto dell’oro mondiale si trova letteralmente sotto la City di Londra e dintorni, per un totale di 6256 tonnellate. I caveau della Bank of England, detengono la propria riserva pari a 5134 tonnellate, comprese le risorse ufficiali del Tesoro britannico e la maggioranza dell’oro fisico scambiato a Londra. Le restanti 1122 tonnellate, tenute negli stessi caveau sono di proprietà di altri 30 stati, insieme ai tesori di altre 25 banche.

LEGGI ANCHE:  Sant'Avendrace. Un altro anno perso.

Caveau famosi per la loro sicurezza, con casseforti che nonostante la folle corsa verso la iper tecnologia, hanno bisogno, per consentire l’accesso, dell’utilizzo di pesanti chiavi in metallo lunghe fino a 3 piedi (90 cm circa).

Inaccessibilità dei caveau che si sposa perfettamente con la rigidità della gestione della Bank of England, che mal sopporta fuoriuscite di lingotti. Alla fine della guerra fredda, fu la tedesca Bundesbank a rimpatriare bel 940 tonnellate da Londra a Francoforte per risparmiare sulle spese di stoccaggio ma tale operazione rimase segreta fino al 2001.

Al Venezuela non andò altrettanto bene. Alla Gran Bretagna bastò schierarsi dalla parte di Guaidò durante le controverse elezioni del 2018 e considerare di conseguenza illegittime le richieste di un presidente considerato illegittimo come Maduro che chiedeva indietro le 32 tonnellate di oro venezuelano stoccato a Londra. Alla fine, nel 2022, l’Alta Corte di giustizia dell’Inghilterra e del Galles nego al richiedente, all’accesso alle riserve auree. Ovviamente nella motivazione della sentenza veniva sottolineato che quanto deciso rappresentava un atto di protezione nei confronti del popolo venezuelano e del suo futuro.

LEGGI ANCHE:  Il pagellone 2021 dei politici italiani.

A proposito, negli stessi caveau, sono stoccate 141 tonnellate d’oro italiano. La speranza è che nel frattempo gli italiani stessi ed il loro futuro, non prendano il posto dei venezuelani nel cuore degli inglesi.

Foto Credits DieBuche