La “democratica Ue” deve produrre più armi. Parola di Roberta Metsola.

Dopo aver chiesto per anni l’invio di carri armati e missili in Ucraina, la vincitrice del “premio per la cultura della pace“, nonché presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ora la numero uno dell’Aula parlamentare ha continuato a lanciare messaggi “di pace”, condividendo, nel corso della riunione informale del Consiglio europeo sulla difesa, la sua visione su come l’Europa, obbligata, secondo la presidente maltese, a rafforzare la propria sicurezza e difesa. Tradotto, più armi e contratti con i produttori globali di armamenti.

Una strategia, però, più in linea con la vision dei “guerrilleros” globali che con i valori democratici dell’Ue della pace, diversità e rispetto. Elementi deboli sia per la presidente Metsola che per la numero uno della Commissione europea, Ursula von er Leyen, come ci ricorda “l’affare Ucraina” e l’approvazione da parte delle “democratiche istituzioni europee”, per esempio, della porcata ASAP o degli accordi commerciali con le dittature extra-Ue (vedi l’accordo energetico Ue-Azerbaijan).

LEGGI ANCHE:  Giovani giornalisti: il nuovo programma del Parlamento europeo.

Metsola, quindi, che vorrebbe “più azione, più finanziamenti e più cooperazione” per “proteggere l’Europa”, spingendo per una vera e propria corsa agli armamenti, dietro la narrazione del pericolo della Federazione Russa capace di “produrre più armi in tre mesi di quante ne possiamo produrre in Europa in dodici”.

Insomma, per la vincitrice del premio per la cultura della pace (chi ha potuto pensare a tale riconoscimento?), bisogna “fare di più, molto di più, per incrementare la produzione di difesa e aumentare le dimensioni dell’industriale della difesa”.

Facile, visti i tempi, indicare i principali portatori di interesse o, meglio, i lobbysti che stanno spingendo l’Ue, attraverso le sue “cariche istituzionali” a voler aumentare (ancora) la spesa per la Difesa.

LEGGI ANCHE:  Carceri. L'AREUS dimezza i medici di emergenza a Uta. Giunta: "Scelta unilaterale".

Una battaglia persa per la società civile, alla quale, la democratica Ue, propone programmi e “opportunità” di facciata per “costruire l’Europa della pace”. Dinamiche facilmente riscontrabili nelle varie calls Cerv, Erasmus+, Esc e chi più ne ha più ne metta.

A cosa serve investire miliardi di euro per lo sviluppo di una società pacifica e con un sistema valoriale democratico quando si investe il quadruplo per sostenere la divisione e la guerra? C’è solo una risposta. Alimentare la filiera del piombo e aprire le borse della ricorstruzione nei Paesi devastati.

Nel frattempo, forse nel disperato tentativo di convincere gli imbecilli, la presidente Metsola ha provato a dare una giustificazione “anche economica” a sostegno della “nuova” corsa agli armamenti, ritenendola fondamentale per “aumentare la competitività europea, stimolare la crescita, creare posti di lavoro di qualità e favorire innovazioni quotidiane che migliorano il modo in cui viviamo”. Ma sì! Rendiamo il mondo migliore con più missili e armi sempre più potenti. Un disegno decisamente folle e pericoloso, visto il mittente.

LEGGI ANCHE:  Salute mentale in declino, commissaria Kyriakides: "1 giovane su 2 ha problemi".

foto Copyright: European Union