La Corte dei Conti Ue “bacchetta” le istituzioni: “Migliorare gestione del personale”.

Alcuni profili e nazionalità in Ue sono meno interessati a lavorare nelle istituzioni europee e la flessibilità non viene ampiamente sfruttata. Queste e molte altre sono le critiche evidenziate nell’ultima relazione della Corte dei Conti europea sulla gestione della forza lavoro in Ue.

Nonostante la flessibilità del quadro occupazionale e i recenti miglioramenti, la funzione pubblica europea, infatti, ha ancora difficoltà ad attrarre personale per determinati profili specifici. Inoltre, in alcuni settori di intervento le istituzioni fanno ampio ricorso a personale temporaneo: ciò, avvertono gli auditor della Corte, può mettere a rischio la continuità operativa. Altre criticità riguardano l’invecchiamento della forza lavoro, gli squilibri geografici e un quadro di performance troppo rigido.

Sono poi oltre 50000 le persone che lavorano per l’UE con diversi tipi di contratto: funzionari permanenti, agenti temporanei e agenti contrattuali. La Commissione europea è il principale datore di lavoro istituzionale con circa 30000 dipendenti (e non parliamo del miliardo in consulenze speso ogni anno da Ursula e soci), seguita dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (rispettivamente con circa 7000 e 3000 dipendenti).

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“Pur offrendo condizioni di lavoro moderne e flessibili, le istituzioni dell’UE ancora faticano ad attrarre profili e nazionalità specifici”, ha dichiarato Jorg Kristijan Petrovič, membro della Corte responsabile dell’audit. “Le nostre raccomandazioni sono volte ad aiutare le istituzioni dell’UE a gestire meglio i propri dipendenti, a diventare datori di lavoro più attraenti e a migliorare le prospettive di carriera del proprio personale”.

Nel corso degli anni, il numero di compiti svolti dalle istituzioni dell’UE è aumentato, ma il numero di posti è rimasto invariato. Le istituzioni dell’UE hanno gestito le priorità emergenti ridistribuendo il personale ove più necessario e diversificando i canali di assunzione. Di conseguenza, dipendono sempre più da personale con contratti a tempo determinato, nonostante il rischio di perturbazioni del servizio quando tali contratti scadono. Sebbene in futuro l’intelligenza artificiale potrà contribuire in qualche modo ad alleviare questa problematica, la Corte sottolinea che le istituzioni dovrebbero fare di più per affrontare il problema sistemico di gestire un maggiore carico di lavoro con risorse limitate.

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Le istituzioni dell’UE offrono condizioni di lavoro in linea con le aspettative di una moderna forza lavoro espatriata. Anche se il potere d’acquisto del personale dell’UE è diminuito più di quello dei funzionari nazionali, le retribuzioni rimangono allo stesso livello di quelle offerte da altre organizzazioni internazionali.

Tuttavia, le istituzioni hanno ancora difficoltà ad assumere candidati da tutti gli Stati membri in modo da disporre di una forza lavoro geograficamente equilibrata, e ad assumere e trattenere personale fondamentale, come gli esperti informatici. Le istituzioni non sono inoltre state in grado di attrarre personale più giovane in numero sufficiente a compensare l’invecchiamento della forza lavoro, nonostante le iniziative rivolte ai giovani laureati. La mancanza di un approccio comune a tutte le istituzioni per stabilire perché i posti di lavoro offerti non sono sempre attraenti rende le loro azioni meno efficaci.

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La Corte ha poi individuato punti deboli nella gestione della performance della forza lavoro. Il quadro di valutazione si concentra principalmente sulla gestione dei casi più gravi di insufficienza professionale, ma la procedura in questione è gravosa e viene applicata di rado. Vi sono poche procedure formali per affrontare e correggere performance insoddisfacenti prima che queste si trasformino in insufficienza professionale. Allo stesso tempo, vincoli giuridici limitano la capacità delle istituzioni di premiare i più meritevoli con promozioni più rapide, mentre i premi non finanziari non sono ben sviluppati. La Corte ha inoltre riscontrato che i concorsi interni non sono sfruttati appieno al fine di offrire sufficienti opportunità di carriera al personale, in particolare a segretari, commessi e assistenti.

foto Corte dei Conti europea