La corsa dei partiti al voto dei giovani italiani. I saldi estivi poco credibili.

Diminuiscono i giorni che ci separano dall’appuntamento elettorale del 25 settembre mentre, di converso, aumentano le sparate elettorali dei partiti politici, proferite con il pietoso intento di imbonirsi il consenso dei/delle giovani italiani/e. Le stesse espressioni partitiche che, negli ultimi anni di ‘era Pnrr’, non hanno alzato alcun dito o espresso alcuna criticità contro la pessima programmazione delle risorse per i giovani prevista dal piano di ripresa e resilienza.

Ultima, in ordine di arrivo, la sparata del Movimento 5 Stelle, del quale restano ‘poco memorabili’, le esperienze dei ministri pentastellati Vincenzo Spadafora e Fabiana Dadone. Quest’ultima, giusto per citare una delle ultime alzate d’ingegno per i giovani, sostenitrice dell’autoreferenziale iniziativa del Neet Working Tour.

Iniziative che, seppur decise a livello esecutivo, non possono che far sorridere leggendo il programma elettorale per i giovani del partito di Giuseppe Conte, denominato “Dalla Parte Giusta. Cuore E Coraggio Per L’Italia Di Domani” (Sole, Cuore e Amore, forse era troppo inflazionato) che prevede, tra i pochi punti, un vero e proprio mash up: la “Pensione Garanzia Giovani”, ideata con l’obiettivo di “aiutare i giovani con carriere intermittenti che fanno fatica ad avere una pensione”. Ancora, il riscatto gratuito della laurea, incentivi all’imprenditoria giovanile (iniqua vista l’assenza di alcuna politica a sostegno dei giovani senza risorse proprie), la stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa e la proroga dello sgravio per l’assunzione degli under 36. Insomma, poche idee raffazzonate in fretta (complice, probabilmente, la calura estiva) e proposte sulla base del paradigma normativo già esistente a dimostrazione della scarsa inclinazione del movimento ad ascoltare i portatori di interesse in materia e a “tirare” fuori idee nel merito dei problemi.

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Proposte pentastellate decisamente incoerenti rispetto a quanto rilevato nel corso delle esperienze di Governo Conte I, II e del Premier dimissionario Mario Draghi, del quale lo stesso M5S ha fatto parte fino a luglio 2022, dove sono state riviste al ribasso le detrazioni per gli affitti dei giovani, dove la gestione del servizio civile ha registrato diversi ricorsi ai tribunali amministrativi e dove, nonostante l’aumento della dotazione del Fondo Nazionale per le Politiche giovanili, i/le giovani sono stati/e continuamente esclusi/e dal processo decisionale, a partire dalla pianificazione degli interventi fino ad arrivare alla gestione delle risorse, come confermato, in ambito regionale, dal progetto “Giovani VISPI” messo in piedi dalla Giunta Solinas nella più totale autoreferenzialità e senza alcun coinvolgimento dei giovani e delle organizzazioni giovanili del territorio.

Le proposte per i giovani non sono decisamente migliori neanche dalle parti del Partito Democratico, che ha scelto di affidarsi al solito labirinto di termini programmatici “poco sostanziali”: “Con il programma Italia 2027 il PD vuole far avanzare il Paese in tema di lavoro, diritti, lotta alle disuguaglianze sociali, contrasto ai cambiamenti climatici e credibilità internazionale”. Anche qui si ricopiano, applicandoli a una idea astratta di programma politico, i “tormentoni” fatti propri dalla programmazione europea 21-27: ambiente, diritti e digitale.

Applausi, poi, per il tenore di innovatività all’interno del PD che ora ha riscoperto la “voglia di parlare a giovani” come dichiarato dalla stessa Presidente dei Senatori PD, Simona Malpezzi: “Noi vogliamo parlare a giovani e donne, i grandi esclusi del programma del centrodestra”.

Parole, inequivocabilmente, prive di senso alla luce di quanto proposto fattivamente all’interno dell’agenda politica del Paese negli anni dagli stessi dem. Deve esserselo dimenticato il segretario del PD, Enrico Letta, che nel suo intervento alla Festa dell’Unità di Villadossola ha dichiarato di avere “un obiettivo ambizioso”: “In Italia si esce di casa mediamente a 31 anni, in Francia e Germania a 23. Perché lì ci sono politiche abitative per i giovani e stipendi veri. Questi temi devono incendiare la nostra campagna elettorale”.

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Uno statement che non può che portare a domandarsi su dove fosse l’attuale segretario del PD ai tempi della Presidenza del Consiglio. Esperienza di Governo – giusto per ricordarlo ai “pesci rossi” – durata circa 300 giorni, dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014, ovvero 9 mesi e 25 giorni. Cosa fu proposto allora per le politiche abitative dei giovani e “gli stipendi veri” per i giovani? Decisamente una beneamata m…

Deludente anche la proposta del cosiddetto Terzo polo a trazione Calenda. Sorvolando sulla storia di Matteo Renzi in materia di politiche giovanili – che parla per se – il programma di Azione non riesce a fare di meglio, alla luce dell’assenza di alcun tipo di coinvolgimento dei/delle giovani italiani/e al processo decisionale nell’ambito degli interventi per i giovani. Continua a mancare, in altre parole, un minimo principio di programmazione partecipata dei giovani italiani nel settore delle politiche giovanili. Anche l’ultima proposta politica di Calenda, ancora, sembrerebbe non poter fare a meno dei soliti interventi per i giovani calati dall’alto. Alla faccia dell’emancipazione giovanile! Lacune importanti che si rilevano anche con riferimento agli interventi per potenziare l’impatto dei programmi europei per i giovani, a partire dall’Erasmus+, Esc, Erasmus per Giovani Imprenditori, ecc. nell’asettico paradigma nazionale per i giovani.

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Sul centrodestra, infine, c’è veramente poco da dire. Dall’accozzaglia formata (in rigoroso ordine alfabetico) da Berlusconi-Meloni-Salvini, non è ancora arrivata alcuna proposta per i giovani del Paese, se non un opaco slogan “votateci perché siamo diversi dalla coalizione delle tasse”. La necessità di proporsi come il partito della “Fiamma” e rinsaldare i propri concetti identitari da una parte, le sparate sulla sostenibilità della flat tax dall’altra, solo per citarne alcune, hanno affossato, fino ad ora, ogni slancio progettuale sui giovani dalle parti del cdx. Senza contare, con riferimento alla Regione Sardegna dove il centrodestra è al Governo, che sulle politiche giovanili gli unici interventi proposti in 3 anni di “gestione Solinas” sono stati una proposta di legge, la 182 primo firmatario Fausto Piga (FdI) – sulla quale è più che comprensibile esprimere pessimismo sull’approdo in Aula dopo 3 lunghi anni di gestazione – e una proposta di istituzione di una commissione di inchiesta sulla condizione giovanile in Sardegna da parte dell’opposizione. Richiesta morta sul nascere che conferma l’assenza di sensibilità della politica sarda verso i/le giovani sardi/e e, ancora, che le idee migliori al centrosinistra vengono sempre quando si ricoprono gli scranni dell’opposizione.

Narrazioni, tornando all’offerta politica per i giovani, che non possono che risultare un po’ deboli per catturare (tralasciando i giovani vittime dell’analfabetismo funzionale) l’elettorato giovanile del Paese: categoria, vista l’estensione del diritto di elettorato attivo per il Senato anche ai/alle 18enni, che sarà determinante per la vittoria alle prossime elezioni politiche del 25 settembre.

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