La concorrenza sleale in Ue sotto forma di sussidi esteri.

Russia e Cina, nonostante la narrazione dell’Ue circa l’effettività delle sanzioni e la necessità di isolare le due potenze internazionali, rimangono solidi, come confermato anche dai rapporti economici provenienti, per esempio, dai Paesi dell’Asia centrale.

Nazioni dove le imprese europee arrancano per l’aggiudicazione di contratti, tant’è vero che presto, come ricordato dall’eurodeputato Tomáš Zdechovský del PPE, saranno costrette a ritirarsi completamente dall’Asia centrale “a causa delle condizioni economiche e finanziarie estremamente diseguali in cui le merci possono essere fornite ai Paesi dell’Asia centrale”.

“Mentre la Cina offre alle sue aziende un forte sostegno sotto forma di credito finanziato dallo Stato e tassi di assicurazione sulle esportazioni, le aziende europee sono vincolate dai termini e dalle condizioni di finanziamento concordati a livello OCSE. I tassi di interesse minimi e i tassi di premio minimi applicabili aumentano significativamente i prezzi dei loro prodotti e di conseguenza impediscono loro di offrire prezzi competitivi ai clienti dell’Asia centrale”.

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Una seria minaccia, quindi, per la competitività delle imprese dell’UE, capace di creare una incontrovertibile distorsione della concorrenza.

Problemi inesistenti, invece, per la Commissione europea per la quale, come sostenuto dal Vicepresidente esecutivo, Valdis Dombrovskis, “le norme dell’accordo sulle esportazioni che beneficiano di sostegno pubblico non sono rigide”.

Insomma, un non problema per l’Esecutivo von der Leyen: “La Commissione prevede una strategia di credito all’esportazione per far crescere l’UE attraverso, ad esempio, un approccio governativo al finanziamento delle esportazioni – ha aggiunto Dombrovskis -. Per quanto riguarda specificamente l’Asia centrale, la Commissione si sta adoperando per garantire condizioni di parità tramite gli accordi rafforzati di partenariato e i negoziati per l’adesione all’Organizzazione mondiale del commercio”.

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