La Commissione UE ascolta i giovani… un dibattito online, un sondaggio Eurobarometro e poco altro.
La Commissione Europea, come ormai di consueto, lancia un nuovo dibattito online sulla sua piattaforma di partecipazione dei cittadini. Ma questa volta, in concomitanza, pubblica anche la Relazione sull’Ue della gioventù 2024 e i risultati di un sondaggio Eurobarometro che indaga le opinioni dei giovani. Un’iniziativa che si propone come continuazione dei dialoghi sui temi giovanili avviati nei primi 100 giorni del mandato della Commissione. Un’ulteriore “apertura” verso la generazione più giovane. Ma quanto è concreta questa voce di ascolto?
Stando ai risultati del sondaggio, la Commissione si affida ai numeri per dimostrare di essere sulla strada giusta. Il 61% dei giovani europei sembra ottimista sul futuro dell’UE, il 60% crede che l’Unione faccia bene alla società, e addirittura il 65% si dichiara soddisfatto della democrazia europea. Eppure, dietro questi numeri, emerge un altro volto. Tra le preoccupazioni principali dei giovani, infatti, ci sono il costo della vita (41%), la pace e stabilità globale (30%) e la sicurezza (31%). Temi concreti e urgenti, ma che rischiano di restare pericolosamente nel dimenticatoio se non accompagnati da azioni tangibili.
Un altro punto critico sollevato dal sondaggio riguarda la richiesta di un maggiore impegno dell’UE su temi come gli alloggi a prezzi accessibili e il sostegno al potere d’acquisto. Ma a quanto pare, la Commissione si limita a far leva su dati rassicuranti senza affrontare veramente queste sfide, lasciando il tutto confinato in parole e promesse che troppo spesso non si traducono in interventi reali.
La Relazione sulla gioventù del 2024 fa il punto sulle condizioni di vita dei giovani nell’UE, mettendo in evidenza le persistenti difficoltà in ambito occupazionale, educativo e della salute mentale. Ma anziché portare soluzioni concrete, suggerisce piuttosto generiche “direzioni” per il futuro. L’impressione è che la Commissione stia cercando di calmare le acque senza affrontare davvero le problematiche fondamentali: le sfide occupazionali e sociali che affliggono la gioventù europea non vengono risolte da un dibattito online o da un sondaggio, ma richiedono politiche attive, investimenti mirati e, soprattutto, un impegno più incisivo da parte delle istituzioni.
Insomma, questa “voce dei giovani” che la Commissione si dice disposta ad ascoltare appare più come una mossa strategica per mostrare un apparente dialogo, mentre le vere questioni rimangono irrisolte. Non è abbastanza rispondere alle necessità dei giovani con qualche dato positivo o un sondaggio. È necessaria una vera e propria trasformazione delle politiche che investa seriamente sulle esigenze concrete dei più giovani, altrimenti il dibattito rischia di diventare l’ennesima passerella senza seguito.