La CISL Sardegna spegne 50 candeline: centinaia di delegati a Bolotana.

Centinaia di persone, delegati sindacali provenienti da tutta l’Isola, istituzioni civili, militari e religiose, i rappresentanti del consiglio generale, delle Unioni e delle Federazioni, della Federazione nazionale pensionati, si sono ritrovati ieri a Badde Salighes (Bolotana) per festeggiare i 50 anni dell’Unione sindacale regionale della Cisl sarda.

“Per la Cisl – ha premesso il segretario – la ricorrenza dei 50 anni dalla celebrazione del primo congresso della Usr non è un semplice momento rituale, ma l’occasione per riflettere sull’oggi e sulle sfide che caratterizzano il presente e il futuro della nostra comunità e della nostra Isola. La visione è sempre quella di un positivo cambiamento che mantenga forte i riferimenti nei nostri valori e ideali: la centralità della persona, la piena realizzazione dei suoi bisogni materiali e intellettuali (di tipo individuale, familiare, sociale), la solidarietà e la giustizia sociale”.

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Sigla sindacale per la quale “la ripresa economica e produttivà della Sardegna è ancora lontana”. “Gli indicatori economici e produttivi, quelli sociali e del mercato del lavoro attestano, infatti, una situazione di sostanziale difficoltà e crisi. Come Cisl sarda abbiamo più volte evidenziato in termini negativi il livello mediocre inadeguato delle infrastrutture materiali e immateriali dell’isola, che penalizzano oltre misura la capacità competitiva del sistema Sardegna”. 

Serve, quindi, l’avvio di una serie di riforme per la CISL Sardegna, a partire dalla modifica dello Statuto e l’avvio di un nuovo percorso di co-programmazione orientato alla condivisione delle scelte sul “futuro dell’Isola”.

Spazio poi, all’intervento sulle grandi crisi industriali della segretaria generale nazionale aggiunta, Daniela Fumarola: “Dobbiamo scongiurare la chiusura dell’impianto industriale di Portovesme, lo diremo con forza all’incontro che abbiamo ottenuto con il Governo. Pretendiamo dalla multinazionale Glencore un nuovo piano industriale che assicuri continuità produttiva e salvaguardia di tutti i posti di lavoro diretti e dell’indotto. Dobbiamo invertire il processo di desertificazione industriale sul territorio e nel Paese. Basta con le multinazionali che hanno lasciato in Sardegna e altrove macerie con dismissioni e chiusure inaccettabili”.

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