La “belligerante” Ue dice sì ad altri 500milioni per la produzione di munizioni.
Tra i valori dell’UE nei prossimi tempi si potrebbe aggiungere anche “il diritto al piombo”. Una provocazione – tutt’altro che immotivata – in risposta alla decisione della Commissione UE di avallare oggi la legge a sostegno delle produzioni di munizioni per fornire munizioni e missili all’Ucraina e – si legge nella nota dell’esecutivo von der Leyen – “aiutare gli Stati membri a ricostituire le proprie scorte”. I proiettili servono anche nella “democratica” UE.
Provvedimento legislativo agli antipodi rispetto al ruolo che avrebbe dovuto assumere l’Ue, ovvero quello di mediatore nell’attuale crisi geopolitica, invece di continuare a vestire i panni del “burattino per conto terzi” e delle principali aziende europee, ovvero i big player delle armi.
Una lettura che non trova, però, d’accordo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per la quale con la legge si “mantiene la promessa di sostenere l’Ucraina e il suo popolo”. Armi non diplomazia, quindi!
“I coraggiosi soldati ucraini – prosegue la pessima nota della presidente – hanno bisogno di attrezzature militari sufficienti per difendere il loro Paese. L’Europa sta rafforzando il suo sostegno su tre assi. In primo luogo, gli Stati membri stanno fornendo munizioni aggiuntive dai loro stock esistenti, con il nuovo sostegno del Fondo europeo per la pace di 1 miliardo di euro. In secondo luogo, insieme agli Stati membri, acquisteremo congiuntamente più munizioni per l’Ucraina e metteremo a disposizione un ulteriore miliardo di euro per questo. E oggi stiamo consegnando il terzo binario. Aumentare e accelerare la produzione industriale di munizioni per la difesa in Europa”. Finché c’è guerra c’è speranza, volendo richiamare il titolo di un grandissimo film (sempre attuale) circa i cosiddetti “pacifisti da comodino”.
Il tempo è tiranno (come i decisori delle priorità d’altronde) e, ha aggiunto l’Alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell, si deve “accelerare la consegna delle munizioni all’Ucraina”. Una fretta per “consentire all’industria della difesa di far fronte all’aumento della domanda derivante dai trasferimenti di munizioni all’Ucraina e dagli ordini congiunti effettuati dagli Stati membri”. Chi poteva mai dubitare dei reali motivi sottesi al pressing dell’UE?
foto Army Capt. Abigail Hammock DOD