L’1,7% del PIL europeo è investito nella difesa. Gli americani restano leader con 866 miliardi di dollari.

Gli investimenti dei Paesi Ue aderenti alla NATO nella difesa sono stati nel 2023 circa 390 miliardi di euro, pari all’1,78% del PIL, mentre il 18% di tali risorse è impiegata in modo “collaborativo” fra Stati membri. Queste alcune delle evidenze che emergono dallo studio “Peace through security: the strategic role of digital technologies”, realizzato da TEHA Group, in collaborazione con Leonardo.

Risorse decisamente non all’altezza degli Stati Uniti d’America che per la difesa hanno speso, nello stesso periodo, la bellezza di 866 miliardi di dollari (3,2% del PIL).

Gli acquisti effettuati dai paesi UE aderenti alla NATO hanno dimostrato una forte dipendenza dai Paesi extra europei. Dei circa 100 miliardi di euro di spesa militare addizionale dallo scoppio della guerra in Ucraina, il 78% è stato utilizzato per acquistare armamenti da Paesi extra europei. Gli Stati Uniti sono il principale fornitore, rappresentando l’80% degli acquisti extra Ue per le attrezzature della difesa, seguiti da Corea del sud (13%), UK (3%), Israele (3%), altri (1%).

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La dipendenza dell’UE dai Paesi extra europei per l’acquisto di attrezzature per la difesa, inoltre, è un ulteriore elemento di debolezza evidenziato dallo studio.
In questo scenario, le risorse comunitarie allocate per iniziative collaborative di ricerca e sviluppo nel settore della difesa sono limitate: negli Stati Uniti le risorse proposte per il Budget federale 2024 per la R&S destinata alla difesa sono pari a 97 miliardi di dollari, mentre il Fondo Europeo per la Difesa dispone di circa 8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.

Per far fronte a questa debolezza, a maggio 2024 è stata presentata la prima Strategia Industriale Europea della Difesa (EDIS) che prevede per i Paesi Ue l’acquisto collaborativo di almeno il 40% delle attrezzature per la difesa (rispetto al 18% odierno) e la spesa di almeno il 50% del loro bilancio per gli appalti nella difesa in prodotti fabbricati in Europa (oggi al 22%).

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Oltre ai livelli di investimenti sottodimensionati e una spesa con ricadute domestiche inadeguate, l’Europa presenta una forte frammentazione della sua industria della difesa, che si ripercuote sulla capacità dei Paesi membri di sviluppare e mantenere capacità militari efficienti ed economicamente sostenibili.

Un altro aspetto non meno significativo riguarda il mancato riconoscimento da parte delle opinioni pubbliche europee, ed in particolare di quella italiana, della necessità di rafforzare la difesa comune per garantire gli obiettivi di sicurezza e difesa dell’Unione e dei suoi cittadini: solo il 36% degli italiani ritiene prioritaria la costruzione di una difesa comune europea.

Dal punto di vista del posizionamento tecnologico del Continente, lo studio evidenzia, infine, la necessità di incrementare gli investimenti nelle tecnologie digitali avanzate per poter continuare a sostenere la competitività a livello internazionale, garantendo la sovranità strategica europea.

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foto Air Force 1st Lt. Kaitlyn Lawton (DOD)