L’eredità napoletana di Caravaggio

Nel video “Caravaggio” il Museo e Real Bosco di Capodimonte racconta l’intenso rapporto del pittore lombardo con la città partenopea e la sua grande influenza sulla Scuola napoletana. Una storia appassionante che ci porta agli inizi del 1600 a Napoli, dove Caravaggio trova rifugio dopo il coinvolgimento nell’omicidio di Ranuccio Tomassoni. Una ‘residenza forzata’ particolarmente comoda e agiata nella capitale del meridione che porterà Michelangelo Merisi alla ribalta internazionale. Un legame con il territorio che ebbe anche un grande influsso sulla Scuola napoletana e la nascita del naturalismo partenopeo. Sia gli artisti giovani, come Battistello Caracciolo, che quelli già attivi a Napoli, come Fabrizio Santafede, non poterono restare immuni dal realismo caravaggesco.  Il racconto e le immagini del filmato si soffermano in particolare su i tre capolavori realizzati da Caravaggio a Napoli: “Le Sette Opere di Misericordia”, un olio su tela di grandi dimensioni, in cui l’artista rivoluziona l’iconografia classica e rappresenta i protagonisti come persone comuni. Le Sette opere di Misericordia si possono ammirare ancora oggi presso il complesso Pio Monte della Misericordia; “La Flagellazione di Cristo” è un altro olio su tela di grandi dimensioni, commissionato in origine per la chiesa di San Domenico Maggiore e oggi custodito nel museo di Capodimonte. L’opera è concentrata sulla figura del Cristo e i suoi aguzzini che emergono da un’ombra densa e scura; “Il Martirio di Sant’Orsola”, invece fu eseguito per il banchiere genovese Marcantonio Doria, anche in questo caso Caravaggio stravolge completamente l’iconografia classica. In quest’opera la drammaticità della scena è accentuata dall’uso degli scuri. Sono tutte splendide opere, due delle quali si trovano nel cuore del centro storico di Napoli. 

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