L’Arcivescovo Baturi incontra la stampa sarda
I media come luogo di incontro nel racconto della verità. Un’espressione non banale e alla quale si associano le grandi questioni inerenti allo stato dell’informazione in Sardegna e in Italia. Una premessa che porta a riflettere circa l’esigenza di un sistema dell’informazione sano e prospero, a tutela dei diritti di partecipazione della cittadinanza e di sviluppo della società nel suo insieme.
Le rapide innovazioni nelle tecnologie dell’informazione e il loro utilizzo da parte dei cittadini, spesso senza intermediazione, come nel caso delle piattaforme social, portano a domandarsi costantemente in che direzione stia andando il settore dell’informazione nel suo complesso, quale sia lo stato di salute del giornalismo e quali siano le chances a disposizione degli operatori della comunicazione per riportare autorevolezza e mitigare la disinformazione proveniente dalla diffusione delle fake news, dalle nuove insidie digitali come il deep fake e dall’utilizzo distorto dell’intelligenza artificiale nell’informazione.
Durante l’incontro con la stampa locale, organizzato dall’UCSI Sardegna, il nuovo Arcivescovo di Cagliari, Mons. Giuseppe Baturi, ha voluto conoscere e sentire dagli stessi attori della comunicazione nell’isola, la condizione in cui versa il giornalismo in Sardegna, il loro punto di vista sulla professione e sulla missione di servizio pubblico verso i cittadini sardi.
Una riunione informale per celebrare, inoltre, il patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales che ha visto la partecipazione dei principali protagonisti dell’informazione nell’isola. In rappresentanza della categoria è intervenuto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi: “Non si parla mai troppo di giornalismo e del suo stato di salute. In Sardegna affrontiamo le stesse problematiche delle altre regioni d’Italia: calo delle vendite dei giornali, diminuzione dei soggetti dell’emittenza radiotelevisiva privata, contrazione degli investimenti e della raccolta pubblicitaria. Nell’isola sono 1900 gli iscritti all’albo, dei quali 580 professionisti. Di questi 130 sono pensionati, 180 i giornalisti contrattualizzati a norma di contratto nazionale. Purtroppo, tra di essi, ben 270 colleghi sono precari e disoccupati”. Numeri pesanti che fanno ben riflettere sulla condizione dell’informazione in Sardegna per il Presidente Birocchi: “Negli ultimi 10 anni i due principali quotidiani sardi hanno perso circa la metà delle copie vendute. Oggi l’Unione Sarda vende 35mila copie al giorno, mentre ‘La Nuova Sardegna’ circa 30mila. Nei prossimi anni, stando alle nostre proiezioni, i due quotidiani perderanno ulteriori 24mila copie”.
Sul ruolo della comunicazione diocesana in Sardegna ha fatto il punto il direttore de “Il Portico”, Roberto Comparetti: “Siamo a disposizione della nostra chiesa per raccontare la vita di una chiesa e dei suoi protagonisti. Attraverso la nostra copertura informativa proviamo a mettere in contatto le diverse manifestazioni della società. Come ha detto Papa Francesco, ci impegniamo a cercare ciò che c’è di buono nella società”.
Maggiore positività è emersa, invece, nell’intervento di Susi Ronchi, neo presidentessa del Corecom Sardegna, il Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Autonoma della Sardegna: “L’isola è virtuosa rispetto al panorama nazionale e l’emittenza radiotelevisiva privata sarda è quella che rispetta maggiormente le norme sulla comunicazione”.
Per Maria Francesca Chiappe de ‘L’Unione Sarda’ l’informazione è in continuo mutamento: “Il giornalismo deve raccontare i fatti di una società che cambia. Oggi ci si sofferma di più sulle persone e sui personaggi della Sardegna, mentre in passato il giornalismo vi prestava minore attenzione. Pensiamo al Santos di Pelè che venne a Cagliari nel 1968. Non troviamo traccia di alcuna intervista a nessun giocatore brasiliano. Inoltre il mestiere del giornalista è caratterizzato da un innato dinamismo, anche grazie all’introduzione delle numerose carte deontologiche, che influenzano il modo di riportare le informazioni verso il pubblico, a fronte di miliardi di persone che possono pubblicare qualsiasi contenuto sui social senza dover rispettare alcuna carta professionale”.
Informare vuol dire anche andare a cercare le buone notizie, in particolare quelle legate alle attività delle organizzazioni del terzo settore per Vito Biolchini: “Nelle nostre redazioni, spesso, le buone notizie non sono notizie, sia perchè particolarmente difficili da comunicare sia per via della predilezione del giornalismo verso le cattive notizie. Dobbiamo provare a comunicare maggiormente le buone notizie”. Il giornalista si è poi rivolto ai rappresentanti del Corecom Sardegna, chiedendo una maggiore attenzione verso il mondo dell’informazione locale: “Fare una nuova indagine sullo stato di salute della comunicazione in Sardegna è fondamentale per contrastare un sistema di lavoro paraschiavistico, retto da tantissimi colleghi precari, che, nonostante la privazione dei propri diritti, riesce a mantenere vivo il settore dell’informazione in Sardegna. Bisogna contrastare questo sistema dell’informazione, sempre più fondato sul potere dei forti sui più deboli”.
Al termine dei contributi dei relatori è intervenuto l’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Giuseppe Baturi: “E’ un mio grande interesse conoscere meglio lo stato dell’informazione locale e vi ringrazio per l’occasione di confronto. Non si può scindere l’impegno ecclesiastico dalla propria professione. L’opera del giornalista è un servizio fondamentale per la persona poichè incide sulla vita dei cittadini e favorisce la coesione nella società. Il vostro lavoro è un mezzo per entrare in contatto con gli altri e l’informazione permette all’uomo di relazionarsi verso il mondo e verso se stesso. Abbiamo bisogno di sapienza, coraggio, pazienza e discernimento per fuggire dalle lacerazioni della contemporaneità”.
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