L’agricoltura under35 non da frutti in Sardegna.

“Impara nella semina, insegna nel raccolto ed in inverno godi”. Lo diceva William Blake nel dicannovesimo secolo omaggiando l’agricoltura e il suo mondo. Tempi in cui la volontà dell’uomo non era frenata dalla burocrazia moderna. Oggi, in pieno inverno, invece, c’è poco da godere per i giovani agricoltori sardi, alle prese con le fisiologiche problematicità legate all’erogazione dei premi per l’insediamento come giovani agricoltori. Un incentivo al ricambio generazionale nell’agricoltura previsto dalla misura 6.1 del PSR 2014-2020 (Piano di Sviluppo Rurale) che prevede un premio, ovvero una tantum da 30 mila a 70 mila (dipende dalla regione) senza alcun obbligo di restituzione a patto di insediarsi e presentare un progetto di miglioramento fondiario. Un premio diventato  oggetto di critiche che sta creando non poca frustrazione tra gli aspiranti nuovi imprenditori agricoli sardi, piuttosto che essere percepito come un supporto allo start-up agricolo.

Una Via Crucis che si dilunga da ben 2 anni. Il tutto è iniziato nel luglio 2016 con l’approvazione del bando. In estate si sa…tutti vanno in vacanza e nel mese di settembre venne avviato l’iter per l’invio delle domande, scatenando, allora, la corsa degli aspiranti giovani agricoltori sardi. Corsa improvvisamente sospesa il 13 settembre 2016 e bando successivamente revocato nel mese di novembre.

A dicembre 2016 venne approvato il nuovo bando, per essere nuovamente sospeso il 25 gennaio 2017 e riaperto con decreto il 27 febbraio, prevedendo una scadenza dei termini per l’invio delle domande al mese di aprile 2017. Nel frattempo molti giovani avevano compiuto il 41° anno d’età, perdendo così il prerequisito per poter partecipare al bando mentre altri , dopo aver perso fiducia nella politica e aperto la partita iva per più di 18 mesi (il requisito di partecipazione prevedeva il possesso della Partita IVA per non più di 18 mesi) avevano deciso di rinunciare. Eppure il bando era stato presentato come un bando semplice, moderno e tempestivo nell’iter istruttorio e promosso massicciamente sui mezzi di informazione. Addirittura la Regione Sardegna, tramite il BIC Sardegna (complimenti per il sito e per il suo aggiornamento), aveva ideato il progetto Rural Trainer, il programma regionale finalizzato a formare gli operatori del settore primario all’accesso mirato ai fondi del Psr 2014-2020. Un autentico flop, senza una seria selezione dei partecipanti, spesso scevri delle più minime cognizioni in campo fiscale e contributivo (ma si paga l’INPS in agricoltura?), e formazione imprenditoriale in agricoltura affidata a tutor indotti a offrire un input formativo teorico non in linea con le esigenze educative di un progetto ambizioso come quello della formazione degli imprenditori agricoli 2.0…l’imprenditore, ricordiamolo, è qualcosa di più di colui che “produce beni e servizi”.

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Un’amministrazione utile e di pubblico servizio, in campo di formazione e sostegno finanziario in agricoltura, avrebbe dovuto predisporre bandi semplici capaci di mettere in condizione i giovani aspiranti imprenditori di inviare la propria domanda in autonomia, senza dover essere costretti a passare per le forche caudine (chiamiamole così), di periti agrari e consulenti, i veri vincitori in questa vicenda, se pensiamo al volume d’affari alimentato…circa 500-600 euro a candidato per migliaia di domande. Proprio un bel mercato! Ma come capita spesso in Sardegna, tale prosperità non si è legata a nessun treno virtuoso e molte parcelle sono finite per essere soltanto un costo che non verrà mai recuperato per molti giovani sardi, alimentando così il “circolo vizioso delle speranze”. Ma il ragionamento potrebbe essere esteso al bando per il Fondo del Microcredito e a tutte le altre iniziative indirizzate al supporto dell’imprenditoria. Un autentico fiume in piena di danaro investito da tanti giovani disoccupati che vedono nell’imprenditoria l’ultima chance, prima di affondare.

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La reazione agli ultimi sviluppi e ai ritardi nell’erogazione degli incentivi della misura 6.1 del PSR, non si è fatta attendere e dal mondo delle campagne è intervenuta Coldiretti Sardegna che, tramite il presidente Battista Cualbu, ha dichiarato che: “A breve torneremo in piazza. Lo faremo con tanti giovani, il futuro delle nostre campagne. Giovani che hanno passione, idee, valori, voglia di restare dando una speranza, in molti casi, a quei Comuni che si stanno spopolando. Giovani che anziché essere incoraggiati e sostenuti vengono respinti, presi in giro e costretti in molti casi a fare le valigie e scappare dalla propria terra”. Fare le valigie e scappare dalla propria terra sembra veramente un messaggio poco incoraggiante. Eppure, nonostante una macchina amministrativa che rema contro, gli under35 in Sardegna stanno rivoluzionando le campagne. Per capire le dimensioni dell’agricoltura under35 nell’Isola ci sono ben 4238 aziende, classificando la Sardegna al quarto posto tra le Regioni italiane per numero di aziende under 35 (al primo posto la Sicilia seguita da Campania e Puglia). Aziende che rappresentano l’11,6% rispetto al totale delle imprese agricole, il dato più alto in Italia, cosi come l’Isola detiene il primato di crescita rispetto al 2016 con un + 43,1%. Eppure la politica regionale non riesce a sostenere, sostanzialmente e tempestivamente, questa vivacità, questa nuova rivoluzione agricola castrando le potenzialità (di cui ormai si parla stucchevolmente da decenni) del prodotto agricolo sardo. A poco servono i bandi per dare le terre ai giovani se poi non ci sono risorse economiche certe e meccanismi burocratici alleati e a sostegno della crescita.

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foto europarl.europa.eu

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