Italiani dimenticati, il sit in di Amnesty al porto di Cagliari.

Rispetto dei diritti umani per Fulgencio Obiang Esono, ingegnere italiano di origini equatoguineane, detenuto in Guinea equatoriale. E’ quanto chiesto oggi dagli attivisti di Amnesty International, oggi al porto di Cagliari per richiamare l’attenzione sui tanti italiani dimenticati e reclusi all’estero. Una location non casuale per la protesta, vista la presenza dello yacht Ebony Shine, battente bandiera delle Isole Cayman, di proprietà del figlio del dittatore dello Stato africano, Teodoro Obiang, in questi giorni ormeggiato al porto di Cagliari.

“Amnesty – spiegano i manifestanti – segue da anni la situazione del nostro connazionale, recluso in Guinea equatoriale, sul quale pende una falsa accusa di tentato colpo di Stato che prevede una pena di 60 anni. Denunciamo la totale assenza di assistenza legale e richiamiamo l’attenzione dell’opinione pubblica sui tanti casi dei nostri connazionali dimenticati”.

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Partito da Roma per questioni di affari in Togo, ricorda Amnesty International, dal giorno dell’arrivo nel paese africano, il 18 settembre 2018, è diventato irrintracciabile. Circolarono subito voci che fosse stato rapito dalle forze di sicurezza della Guinea Equatoriale e portato nella prigione della “Spiaggia nera”, poi fonti ufficiali confermarono la notizia.

Amnesty International, sit in Cagliari, foto Sardegnagol, riproduzione riservata
Amnesty International, sit in Cagliari, foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Fulgencio, quindi, venne processato insieme ad altri 110 imputati, tutti accusati di aver preso parte, nel 2017, a un tentato colpo di stato contro il presidente Teodoro Obiang. Processo svoltosi a Bata tra marzo e maggio del 2019 e, secondo gli osservatori presenti, il processo fu caratterizzato da numerose irregolarità. Molti degli imputati erano in prigione da oltre un anno senza neanche sapere di cosa fossero accusati.

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Tutti i 112 imputati, alcuni dei quali non presenti in aula, vennero condannati a pene da tre a 90 anni di carcere.

Foto Sardegnagol, riproduzione riservata