Italia. Lavoratori sempre più vecchi e giovani inoccupati.
Il mercato del lavoro italiano negli ultimi tempi ha registrato un considerevole aumento dell’occupazione, circa 800mila posti di lavoro, con 437mila contratti stabili, ma, nonostante il Governo Meloni abbia posto fine al “disgustoso” Reddito di Cittadinanza, è evidente che resta ancora molto da fare per garantire un’occupazione stabile e duratura, specialmente per i giovani italiani. Under35, in particolare, impiegati con contratti di lavoro marginali.
Un segmento della popolazione, in un mercato sempre più complesso e dinamico, prigioniero di un sistema di istruzione e formazione a dir poco obsoleto e lontano dalle esigenze del mondo del lavoro.
Serve, inoltre, fare di più sul fronte dei salari, considerando che l’Italia è il Paese europeo con gli stipendi più bassi. Fenomeno che ha portato, negli ultimi 15 anni, circa 1,3 milioni di giovani italiani a lavorare all’estero.
Le attuali misure del Governo, come l’innalzamento dell’età pensionabile, creano altresì disparità per chi ha già accumulato decenni di lavoro, costringendo milioni di italiani a continuare a lavorare per raggiungere i requisiti pensionistici. Misure che non favoriscono l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con il risultato di un progressivo innalzamento dell’età media della forza lavoro.
Dinamiche confermate anche in un recente lavoro di indagine del Consiglio Nazionale dei Giovani incentrato sull’occupazione giovanile, per il quale negli ultimi anni il mercato del lavoro italiano ha perso oltre tre milioni di giovani under 35, mentre solo nel 2021, circa 180.000 ragazzi hanno lasciato il Paese, rappresentando un considerevole 280% in più rispetto a dieci anni fa.
Si dovrebbe, inoltre, lavorare sulla cultura del lavoro e contrastare l’idea diffusa tra i giovanissimi che il successo possa essere raggiunto facilmente, come nel caso dei cosiddetti ‘influencer’ o degli “sfigati” attori di OnlyFans, che promuovono una visione distorta della ricchezza e del futuro.
Bisognerebbe, ancora, mettere mano ai cosiddetti benefici aggiuntivi, come lavoro agile e telelavoro e, finalmente, superare la contrattazione individuale.
In alternativa, il Paese proseguirà verso il suo declino, aiutato da un tasso di sostituzione e di fecondità fra i più bassi del mondo, come ricorda anche la Regione Sardegna.
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