Italia: la povertà è stabile. 5,7 milioni in condizione di ‘miseria assoluta’.
In Italia la povertà assoluta è stabile. Lo conferma l’ultimo lavoro di indagine dell’Istat, per il quale sono oltre 2,2 milioni le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta (pari all’8,4% del totale delle famiglie residenti) e quasi 5,7 milioni di individui (circa il 9,7% dei residenti in Italia).
Percentuali, ‘stranamente’ che crescono nel Mezzogiorno, dove ad essere in povertà assoluta è il 10,2% delle famiglie. Un dato drammatico che va di pari passo con quello dei minori in povertà che, nel Bel Paese, sono circa 1,29 milioni (13,8% rispetto al 9,7% a livello nazionale). L’incidenza della povertà per questo target, spiegano dall’Istat, varia dal 12,9% del Nord, al 15,5% del Mezzogiorno. Rispetto al 2022 la condizione dei minori è stabile a livello nazionale, con il valore più elevato dal 2014, ma si colgono segnali di peggioramento per i bambini da 7 a 13 anni del Centro (l’incidenza arriva al 13,9% dal 10,7%).
Nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 (+2,1% di occupati in un anno), registrato anche nei due anni precedenti, l’impatto dell’inflazione ha contrastato la possibile riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta, spiegano dall’Istat.
Nel 2023, la crescita dei prezzi al consumo è risultata, infatti, ancora elevata (+5,9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), con effetti che, tra l’altro, risultano più marcati proprio sulle famiglie meno abbienti (+6,5% la variazione su base annua dei prezzi stimata per il primo quinto di famiglie). Le spese per consumi di questo gruppo di famiglie, che include anche quelle in povertà assoluta, non hanno tenuto il passo dell’inflazione e, pur in forte crescita in termini correnti, hanno subito un calo dell’1,5% in termini reali della spesa equivalente.
I bonus sociali per l’energia e il gas – seppur fortemente ridimensionati nel 2023 rispetto al 2022 – hanno contribuito a contenere la crescita della povertà; si stima, infatti, che questa misura ne abbia ridotto l’incidenza di quattro decimi di punto rispetto ai sette decimi dello scorso anno.
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (dove coinvolge oltre 859mila famiglie, 10,2%,), seguita dal Nord-ovest (8,0%, 585mila famiglie) e Nord-est (7,9%, 413mila famiglie), mentre il Centro conferma i valori più bassi (6,7%, 360mila famiglie).
Tra le famiglie povere, il 38,7% risiede nel Mezzogiorno (41,4% nel 2022) e il 45,0% al Nord (42,9% nel 2022). Il restante 16,2% risiede nel Centro (15,6% nel 2022).
La stabilità dell’incidenza di povertà registrata a livello individuale è frutto di dinamiche territoriali differenti: aumenta per i residenti nel Nord-ovest (9,1% dall’8,2% del 2022), mentre si riduce per chi vive nel Sud (12,0% dal 13,3% del 2022).
L’incidenza di povertà assoluta fra i minori si attesta al 13,8% (quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi, dal 13,4% del 2022) – valore più elevato della serie storica dal 2014 – mentre è all’11,8% fra i giovani di 18-34 anni (pari a circa 1 milione 145mila individui, stabile rispetto al 2022); per i 35-64 enni si conferma al 9,4%, anch’esso valore massimo raggiunto dalla serie storica. Sostanzialmente invariata è anche l’incidenza di povertà assoluta fra gli over 65 (6,2%, quasi 887mila persone).
L’intensità della povertà assoluta, che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”), si conferma stabile a livello nazionale (18,2%), con andamenti diversi all’interno delle ripartizioni: in aumento al Nord (arriva a 18,6% dal 17,6% del 2022, con un incremento maggiore nel Nord-est, dove arriva al 18,0% dal 16,5% del 2022), e nel Centro (18,0 %, dal 17,1% del 2022) e si riduce nel Mezzogiorno (17,8% dal 19,3% del 2022, in maniera più accentuata nelle Isole).
L’incidenza di povertà è più elevata nei comuni più piccoli, fino a 50mila abitanti, diversi dai comuni periferici delle aree metropolitane (8,8%); seguiti dai comuni centro di area metropolitana (8,1%). Rispetto al 2022, nel Centro, si evidenzia, da un lato, una riduzione dell’incidenza per i comuni centro dell’area metropolitana (5,3% dal 7,3% del 2022) e, dall’altro, un aumento nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti (7,9% dal 6,3%).
Nel Mezzogiorno l’incidenza risulta in crescita per i comuni centro dell’area metropolitana (12,5% dal 9,6% del 2022), frutto dell’aumento nel Sud (15,9% dal 10,1% del 2022), mentre si riduce nei comuni periferia area metropolitana e nei comuni con 50.001 abitanti e più, che scendono all’8,8% (dall’11,6% del 2022).
L’incidenza di povertà assoluta si conferma più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 20,1% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,9% tra quelle con quattro. Invariati anche i valori dell’incidenza delle famiglie di tre componenti (8,2%).
Il disagio più marcato si osserva per le famiglie con tre o più figli minori, dove l’incidenza arriva al 21,6%; e, più in generale, per le coppie con tre o più figli (18,0%). Anche per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari e/o membri aggregati, si osservano valori elevati (15,9%), così come per le famiglie monogenitoriali (12,5%). L’incidenza di povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento (p.r.) con almeno 65 anni assume i valori più contenuti; il massimo si registra per le famiglie con un anziano (6,8%). In generale, si confermano valori contenuti dell’incidenza all’aumentare dell’età della p.r.; infatti, le famiglie più giovani hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e di minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati.
L’incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento della famiglia; se quest’ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza è pari al 4,6%, in peggioramento rispetto al 2022 (quando era pari al 4,0%), e raggiunge il 12,3% se ha al massimo la licenza di scuola media. Nelle famiglie con p.r. occupata, valori elevati dell’incidenza di povertà si confermano per le famiglie con p.r. operaio e assimilato (16,5%, in crescita rispetto al 14,7% del 2022), raggiungendo il valore più elevato della serie dal 2014; stessa dinamica per le incidenze degli occupati e dei dipendenti. Fra le famiglie con p.r. indipendente, i valori più alti si registrano per coloro che svolgono un lavoro autonomo diverso da imprenditore o libero professionista (6,8% altro indipendente, in miglioramento rispetto all’8,5% del 2022). Le famiglie con persona ritirata dal lavoro mostrano valori stabili (5,7%) dopo la crescita del 2022, mentre si confermano invece i valori più elevati per le famiglie con p.r. in cerca di occupazione (20,7%).
Nel 2023, si contano, inoltr, 1,7 milioni di stranieri in povertà assoluta, con un’incidenza individuale pari al 35,1%, oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%). Per questi ultimi, rispetto al 2022, si registra una riduzione dei valori dell’incidenza nel Mezzogiorno (10,7% dall’11,4% del 2022).
Le famiglie in povertà assoluta sono nel 68,6% dei casi famiglie di soli italiani (oltre 1 milione e 519mila, incidenza pari al 6,3%) e, per il restante 31,4%, famiglie con stranieri (697mila), pur rappresentando queste ultime solamente l’8,7% di tutte le famiglie residenti.
Per le famiglie con almeno uno straniero l’incidenza di povertà assoluta è pari al 30,4%; è al 35,1% per quelle composte esclusivamente da stranieri (interessando oltre 568mila famiglie) ed è il 6,3% per le famiglie di soli italiani. I valori assunti dall’incidenza per le famiglie dove sono presenti stranieri sono i più alti registrati dal 2014; tale evidenza è particolarmente accentuata per le famiglie composte esclusivamente da stranieri, che passano dal 25,2% del 2014 al 35,1% del 2023.
L’incidenza di povertà più elevata si registra nel Mezzogiorno, con quote di famiglie con almeno uno straniero oltre quattro volte superiori a quelle delle famiglie di soli italiani (rispettivamente 35,8% e 8,8%). Al Centro le famiglie con stranieri mostrano l’incidenza di povertà più contenuta, pari al 28,5%, sebbene sette volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani (4,1%). Al Nord le famiglie con stranieri arrivano a valori dell’incidenza pari a 29,4%, oltre cinque volte superiori a quelli delle famiglie di soli italiani (5,5%).
La criticità per le famiglie di soli stranieri è più marcata nei comuni centro dell’area metropolitana: 37,0% contro il 5,2% delle famiglie composte da soli italiani. Rispetto al 2022 si registrano segnali di peggioramento per le famiglie miste residenti nei comuni periferia area metropolitana e comuni con 50.001 abitanti e più, per le quali l’incidenza sale al 23,9% dal 16,3%.
Nel 2023, il 18,1% delle famiglie residenti in Italia paga un affitto per l’abitazione in cui vive; il 72,8% possiede, invece, un’abitazione di proprietà e le restanti sono in usufrutto o uso gratuito.
Sono circa un milione le famiglie povere in affitto, il 46,5% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,6% contro il 4,7% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà (quasi 907mila famiglie). I valori del 2023 sono stabili rispetto all’anno precedente. Per queste famiglie l’incidenza più elevata si registra nel Mezzogiorno (23,8%), seguono le famiglie del Nord e del Centro (rispettivamente 21,0% e 19,9%). Per le famiglie proprietarie dell’immobile in cui vivono, l’incidenza si attesta su valori molto più contenuti, con il massimo nel Mezzogiorno (6,7%) e il minimo nel Centro (3,6%).
Tra le famiglie in affitto, l’incidenza di povertà assoluta è più elevata per le famiglie con persona di riferimento fra i 35 e i 44 anni (pari al 24,9%), mentre mostra valori più contenuti per quelle con persona di riferimento anziana, di 65 anni e oltre (17,3%), valori stabili rispetto al 2022. Le famiglie in affitto interamente composte da italiani mostrano valori dell’incidenza di povertà assoluta due volte e mezzo inferiori a quelli delle famiglie con almeno uno straniero (rispettivamente 15,0% e 37,0%); da segnalare come tra le famiglie povere con stranieri il 76,8% viva in affitto e soltanto il 12,5% abbia una casa di proprietà contro, rispettivamente, il 32,7% e il 53,9% delle famiglie povere di soli italiani.
Rispetto al 2022, fra le famiglie proprietarie di un’abitazione si osserva una crescita dell’incidenza per le famiglie residenti al Centro, per le quali arriva al 3,6% dal 2,8% del 2022.
Nelle famiglie con minori, l’incidenza di povertà per quelle che vivono in affitto sale al 31% (in aumento rispetto al 27,1% del 2022), mentre l’incidenza per quelle che possiedono una abitazione si conferma al 6,2%.
L’affitto medio per le famiglie in povertà assoluta è pari a circa 371 euro mensili, contro i circa 435 euro pagati dalle famiglie che non sono in condizione di povertà. Il 16,4% delle famiglie in povertà assoluta che vivono in casa di proprietà paga un mutuo (contro il 19,9% delle famiglie non povere). Sebbene il mutuo non rientri nella definizione di spesa per consumi poiché è finalizzato ad accrescere il patrimonio immobiliare, per le famiglie su cui grava questa spesa, l’esborso limita in modo rilevante le risorse economiche da destinare alle spese per consumo.
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