Istruzione, rapporto OSCE: “Giovani senza istruzione superiore al 25% nel Sud Italia”.

Sale al 25% nel Sud Italia la quota di giovani di età compresa tra 25 e 34 anni senza un’istruzione secondaria superiore, mentre il rischio di diventare Neet è più probabile tra i 25-29 diplomanti rispetto ai coetanei laureati.

Sono questi alcuni dei principali punti di riflessione contenuti nell’ultimo rapporto OSCE “Education at a Glance 2023”. In media, nei Paesi dell’Ocse, il 9,9 % dei giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 29 anni in possesso di qualifiche di livello terziario è un Neet, cioè non studia e non lavora, mentre in Italia la percentuale corrispondente è del 16,3 % ma, come risaputo, in diverse regioni d’Italia la percentuale va ben oltre il 21%.

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Gli studenti di istruzione tecnico professionale, ancora, presentano meno possibilità di completare il loro programma rispetto agli altri in Italia. Sempre nel “Bel PAese”, il tasso di bambini iscritti a scuola è minore rispetto ad altri Paesi Ue.

Per quanto riguarda la spesa per l’istruzione, negli ultimi anni si è speso di più per la primaria e meno per la secondaria, rilevando, in generale, una diminuzione delle risorse destinate all’istruzione: il 4,2% del Pil contro il 5,1% della media Ocse. Mantenere il segmento della popolazione italiana più “innovativa” in una condizione di disagio culturale, sembrerebbe, tutto sommato, la perfetta sintesi dell’azione degli ultimi esecutivi degli ultimi 12 anni.

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Non sorprende, quindi, che in Italia le vacanze siano più lunghe rispetto alla media dei Paesi Ocse: circa 13 settimane in un anno scolastico. Di converso, gli stipendi dei docenti risultano essere più bassi rispetto alla stessa media Ocse.

Deprimente anche l’età media dei/delle professori/esse italiani/e: il 61% ha, infatti, 50 anni o di più rispetto alla media Ocse del 39%.