Istat: Italia Paese di vecchi. 187,6 anziani ogni 100 giovani.

Un quadro d’insieme dei diversi aspetti ambientali, economici e sociali dell’Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo. Si presenta così la pubblicazione web dell’Istat che anche oggi conferma il calo della fecondità in Italia mentre aumenta l’età media al parto (32,4 anni), una fra le più alte d’Europa. La Sardegna, con il suo 0,99, si conferma fanalino di coda in Italia.

Si assiste, però, a una forte ripresa dei matrimoni. Nel 2021, infatti, i matrimoni celebrati sono stati 180.416, l’86,3% in più, rispetto all’anno precedente. Il valore più alto dell’indicatore si registra in Calabria (4,3 per mille), mentre Umbria, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento presentano il valore più basso (2,4 per mille). 

In aumento, contestualmente, separazioni e divorzi: rispettivamente +22,5% e +24,8% rispetto al 2020. Il tasso di divorzio per 10.000 abitanti, a fronte di un valore medio nazionale di 14,1, vede in testa alla graduatoria Sardegna (17,4) e Liguria (16,9), mentre, agli ultimi posti, si collocano Basilicata (10,5) e Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (11,1).

Nel 2022, continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 187,6 anziani ogni cento giovani. L’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue. Di questo alla politica italiana “fotte poco” come dimostrato a livello centrale e (con i dovuti distinguo) periferico.

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La speranza di vita alla nascita, nel 2022, è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne, mentre al 1° gennaio 2022, in Italia, la popolazione residente ammontava a 59.030.133 individui.

Nel 2020, la mortalità per tumori continua a diminuire (23,9 per 10 mila abitanti) e si riducono le differenze di genere. I tassi più elevati si registrano nel Nord-Ovest (24,3 decessi per 10 mila abitanti), ma Campania e Sardegna hanno i tassi più elevati, a livello nazionale, per la componente maschile della popolazione (rispettivamente 34,0 e 32,9 decessi per 10 mila abitanti). In regione, però, Giunta e maggioranza in Consiglio regionale continuano a ritenere di aver fatto “un buon lavoro” e “riforme” per garantire la salute dei sardi. Oltre l’autocelebrazione delle veline (mal costruite per usare un eufemismo) della comunicazione istituzionale, una lettura di questi dati aiuterebbe a non scadere oltremodo nel ridicolo.

Nel 2022, cala la quota di quanti leggono almeno un libro all’anno nel tempo libero. Sono i giovani e le donne i lettori più assidui di libri, mentre gli adulti e gli uomini sono i principali lettori di quotidiani cartacei. Libri e quotidiani si leggono più al Nord, rispetto al Mezzogiorno, con l’eccezione della Sardegna dove la quota di lettori è analoga a quella del Nord.

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In Italia, nel 2022, la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi tra i 18 e i 24 anni d’età è del 11,5%, in calo rispetto alla stima del 2021. Il benchmark europeo per il 2030 è fissato al 9% dal nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione. L’abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6%) delle ragazze (9,1%).

Nel 2022, la quota di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è del 27,4% tra i 30 e i 34 anni e del 29,2% tra i 25 e i 34 anni. In entrambe le classi di età, Il divario di genere è molto ampio e a favore delle femmine (rispettivamente il 33,8% verso il 21,0% dei maschi e il 35,5% verso 23,1% dei maschi). Il valore italiano è rimasto molto lontano dall’obiettivo medio europeo stabilito dalla Strategia Europa2020 (almeno 40%, nella classe di età 30-34 anni). Il benchmark europeo è stato attualmente ridefinito per il 2030 dal nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione; si fa ora riferimento alla classe di età tra i 25 ed i 34 anni e il valore target è fissato al 45%.

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Nel 2020, il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani nella fascia di età tra i 20 ed i 24 anni è al 37,4%.

Nel 2022, la quota di giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) sulla popolazione di età tra i 15 e i 29 anni è stimata al 19,0% ed è più elevata tra le femmine (20,5%) che tra i maschi (17,7%). La Sardegna è fuori dal podio delle prime 3 regioni (Sicilia, Campania, Calabria) con il 21,4% di Neet rilevati al 2022.

Infine, nel 2022, la partecipazione degli adulti alle attività formative – fondamentale per favorire l’occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale – interessa il 9,6% della popolazione nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni (il 9,4% della componente maschile e il 9,9% di quella femminile). La quota resta stabile rispetto al 2021, anno nel quale si è registrato un importante aumento, dopo il significativo calo del 2020 dovuto certamente alle limitazioni governative agli spostamenti e alle attività imposte per arginare la pandemia da COVID-19.

L’Italia è un Paese in rovina e senza futuro…

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