Istat: con la DAD diminuisce la partecipazione degli alunni con disabilità. Il 21% delle scuole non comunica i dati.

Nel corso dell’ultimo anno, a fronte dell’aumento nelle scuole italiane del numero di alunni con disabilità (+13 mila pari al 3,5% degli iscritti) l’Istat ha rilevato che circa il 23% degli alunni con disabilità (70 mila) non ha partecipato alla DAD (Didattica a Distanza) tra aprile e giugno, mentre 1 scuola su 4 risulterebbe essere carente di postazioni informatiche per gli alunni disabili.

L’attivazione della Didattica a distanza (DAD) resa obbligatoria a partire dal 9 aprile 2020 (d.l. 8 aprile 2020, n.22) per far fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19, ha rappresentato un ostacolo al proseguimento dei percorsi di inclusione intrapresi dai docenti, riducendo sensibilmente la partecipazione degli alunni con disabilità.

Una minore inclusione sociale che raggiunge i livelli più alti nelle regioni del Mezzogiorno.

Tra i motivi che hanno reso difficile la partecipazione degli alunni con disabilità alla Didattica a distanza sono da segnalare la gravità della patologia (27%) la mancanza di collaborazione dei familiari (20%) e il disagio socio-economico (17%). Per una quota meno consistente ma non trascurabile di ragazzi, il motivo dell’esclusione è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione (PEI) alla Didattica a distanza (6%) alla mancanza di strumenti tecnologici (6%) e, per una parte residuale, alla mancanza di ausili didattici specifici (3%).

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Le difficoltà di carattere tecnico e organizzativo, unite alla carenza di strumenti e di supporto adeguati e alle difficoltà d’interazione, hanno reso quindi la partecipazione alla DAD più difficile per i ragazzi con disabilità, soprattutto in presenza di gravi patologie. Tali complessità hanno ostacolato o interrotto del tutto il percorso didattico intrapreso da molti docenti, impedendo il conseguimento di uno degli obiettivi che una scuola inclusiva si pone ancor prima dell’apprendimento: quello della socializzazione.

Nell’anno scolastico 2019-2020, l’Istat ha confermato la presenza di troppe barriere architettoniche nelle scuole italiane: solamente una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoriai. La situazione appare migliore nel Nord del Paese dove si registrano valori superiori alla media nazionale (36% di scuole a norma) mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (27%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, con il 63% di scuole accessibili, di contro la Campania si distingue per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (21%).

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La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (44%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di bagni a norma (26%) o servoscala (interno ed esterno, 25%). Raramente invece si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 6% e 3%).

Barriere architettoniche che si fanno sentire specialmente con riferimento agli alunni con disabilità sensoriali (ciechi, sordi e ipovedenti). In Italia, infatti, appena il 2% delle scuole dispone di tutti gli ausili senso-percettivi destinati a favorire l’orientamento all’interno del plesso e solo il 18% delle scuole dispone di almeno un ausilio. Anche in questo caso sul territorio si delinea un chiaro gradiente Nord-Sud: la quota diminuisce progressivamente, passando dal 22% delle regioni del Nord al 14% di quelle del Mezzogiorno. Nonostante si rilevi ancora un grave ritardo nei livelli di accessibilità, solo il 12% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche, mentre il 21% delle scuole non ha fornito i dati richiesti sull’accessibilità delle strutture.

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