Internazionalizzazione degli atenei: il futuro è in Africa?

La popolazione giovanile dei Paesi africani, in forte ascesa demografica, potrebbe aprire le porte a nuove opportunità per il sistema universitario del nostro Paese.

L’analisi di Talents Venture sull’internazionalizzazione degli atenei italiani racconta, infatti, i trend crescenti nel numero di iscritti con cittadinanza estera negli ultimi 10 anni. Di questi studenti, la maggioranza proviene da Paesi europei ed asiatici, come si legge nel settimo report di Discovery, la banca dati di Talents Venture pensata per formare la governance degli atenei italiani, dal titolo “Internazionalizzazione degli atenei. La corsa (a ostacoli) per attrarre studenti stranieri”.

Tuttavia, ricordano dall’osservatorio, “i cambiamenti demografici a cui assisteremo nel prossimo ventennio ridisegneranno il panorama universitario italiano, rendendo ancora più chiara la necessità degli atenei di attrarre studenti e studentesse da altri Paesi.

“Andare all’estero per attrarre nuovi studenti, non è una soluzione magica per gli atenei. Come ogni buon navigatore sa, non basta aprire nuove rotte per garantire un viaggio di successo. È essenziale avere una nave solida e ben equipaggiata. Allo stesso modo, gli atenei che faticano ad attrarre studenti italiani non possono semplicemente pensare di navigare in nuovi mari sperando di attrarre studenti internazionali. Devono prima assicurarsi che la loro “nave” – ovvero l’offerta didattica, i servizi agli studenti, gli spazi – sia all’altezza del viaggio. Detto in altre parole, l’internazionalizzazione del sistema universitario italiano è fondamentale, ma non è la panacea per tutti i mali”, dichiara Pier Giorgio Bianchi, CEO e Co-Founder di Talents Venture.
Il primato è degli studenti europei ed asiatici.

LEGGI ANCHE:  Bilancio UE 2023: gli interventi per i giovani europei.

Nell’a.a. 2021/2022, gli iscritti con cittadinanza estera nelle università italiane sono stati quasi 110.000, circa il 72% in più rispetto all’a.a. 10/11. Di questi, il 75% proviene da un Paese europeo o asiatico. Tra i Paesi europei il primato è indubbiamente di Romania e Albania, da cui proviene circa il 18% di tutti gli studenti stranieri presenti in Italia, a cui seguono gli studenti provenienti da Cina (7%), Iran (7%) e India (5%).

Gli studenti stranieri si concentrano nel Nord Italia. Le regioni del Nord Italia assorbono la maggior parte dei flussi di studenti con residenza estera. Al primo posto si classifica, complice la sua posizione geografica, la Provincia Autonoma di Bolzano, che registra la maggior concentrazione di studenti esteri (nella Provincia rappresentano il 12% del totale). Inoltre, guardando alla classifica dei migliori 10 atenei per attrattività
internazionale, si trovano, particolarmente degni di nota, i Politecnici di Torino e Milano e l’Università di Cassino, insieme ad altre università del Nord e Centro Italia.

LEGGI ANCHE:  Didactic Mine: sostenibilità e imprenditorialità giovanile attraverso lo youth work.

Il grande assente nella classifica è il Mezzogiorno: fa eccezione solo l’Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, al sesto posto con il 15,7% di iscritti stranieri.

Il sistema universitario è “pronto a metà”. Analizzando l’offerta di corsi in lingue diverse dall’italiano, emerge che il 18% degli oltre 5.600 corsi attivi in Italia prevede insegnamenti in lingue straniere. È un dato in crescita e da giudicare positivamente. Tuttavia, il sistema presenta delle grosse eterogeneità al suo interno: l’offerta di corsi in più lingue è, infatti, concentrata nelle lauree magistrali, mentre è ancora particolarmente insoddisfacente nelle triennali, in cui la percentuale di corsi offerti in lingua diversa dall’italiano si riduce al 6%. A questo, occorre aggiungere un ulteriore elemento: in ben 16 atenei italiani su 92 l’offerta didattica è ancora interamente ed esclusivamente in italiano.

Il continente africano è il futuro del sistema? Al momento, solo il 14% degli studenti con cittadinanza estera proviene da Paesi africani. Il primato se lo aggiudicano gli studenti del Marocco (3%), Egitto (2%) e Camerun (2%). Ma i dati parlano chiaro: a fronte di una flessione della popolazione tra i 18 e i 21 anni in Europa, America e, in buona parte, anche in Asia, nel prossimo ventennio sarà l’Africa a registrare la più forte espansione della
popolazione giovanile. Le previsioni di crescita dei giovani in tutti i Paesi africani, eccezione fatta per Libia e Capo Verde, infatti, sono positive, con stati come la Repubblica Democratica del Congo o la Nigeria che arriveranno a contare, entro il 2040, rispettivamente quasi 15 milioni e quasi 28 milioni di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 21 anni

“I dati sono irreversibili: i bacini esteri da cui il nostro sistema universitario oggi attrae studenti perderanno rilevanza nei prossimi 20 anni. Perché il declino demografico non è una “specialità” solo italiana, ma riguarderà trasversalmente molti Paesi. Occorrerà quindi guardare, già da oggi, alle aree del mondo in cui la popolazione cresce, e i bacini più interessanti per gli atenei italiani sono i Paesi africani. Tuttavia, ad oggi, per una molteplicità di ragioni, gli studenti di queste aree preferiscono altri Stati europei per studiare, come Francia, Germania o Portogallo. Come possono quindi gli atenei italiani scardinare il paradigma che oggi porta gli studenti esteri altrove? La partita si vince diventando più attraenti su tre temi: servizi agli studenti, capacità di placement nel mercato del lavoro e snellimento della burocrazia”, commenta Carlo Valdes, Head of Insights
& Data Analytics di Talents Venture, che ha coordinato l’analisi.

LEGGI ANCHE:  Street art 2022. Il bando per la valorizzazione del talento dei giovani writers.