Intelligenza Artificiale: l’Ue procede a piccoli passi sul fronte della competizione mondiale.
Mentre Stati Uniti e Cina aumentano il proprio vantaggio competitivo, confermando la propria leadership mondiale all’interno dell’ecosistema dell’intelligenza artificiale, l’Ue continua a promuovere azioni “diversamente sistemiche”. A ricordarlo l’ultima iniziativa dell’Ue, la cui “impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni” ha selezionato 7 proposte per avviare le prime fabbriche di intelligena artificiale in Europa.
Un passo importante, secondo la narrazione della Commissione europea, che, probabilmente, non ha ancora compreso il fatto che per governare una rivoluzione come quella dell’IA (che ormai vede sempre più una sfida a due), non servono le “call estemporanee”, come l’ultima che ha portato alla selezione di Barcellona, Bologna, Kajaani, Linkoping, Stoccarda e Atene, ma una solida interconnessione tra Paesi, una maggiore capacità di attrarre i talenti (chi vuole più venire nell’Ue?), azioni d’urto per porre fine all’Inverno demografico in Europa (qualcuno pensa di essere determinante con una popolazione asiatica in crescita?) e, soprattutto, creare le condizioni per avere dei veri big player tecnologici in Ue, della caratura di Amazon, Meta, Tesla e Alphabet, giusto per citarne alcuni.
Invece, nella “ridente Europa”, si continua con le iniziative sporadiche e poco strutturate, nella speranza che gli allocchi e gli ignoranti, data la complessità del tema, non percepiscano il nocciolo della questione. Altro che ecosistema europeo per la “formazione di modelli di IA avanzati e lo sviluppo di soluzioni di IA“. Queste dichiarazioni della Commissione Ue possono andare bene, forse, per qualche comunicato stampa…
A far sorridere anche l’investimento messo in campo per “la creazione dell’ecosistema vincente dell’IA in UE”: 1,5 miliardi di euro. Ma fate sul serio in Ue? Quali risultati si spera di ottenere spalmando queste insignificanti risorse tra 7 diversi hub in Europa? Finanziare, forse, la mediocrità!
Per la Commissione von der Leyen, però, “queste fabbriche di intelligenza artificiale riuniranno gli ingredienti chiave necessari per il successo dell’intelligenza artificiale: potenza di calcolo, dati e talento” e “forniranno l’accesso alla notevole potenza di calcolo di cui start-up, industria e ricercatori hanno bisogno per sviluppare i loro modelli e sistemi di intelligenza artificiale”. Dichiarazioni, basta leggere anche le riflessioni contenute nel saggio “Geopolitica dell’Intelligenza Artificiale” di Alessandro Aresu, sulle quali difficilmente si può essere d’accordo.
Ma, è noto, anche il secondo mandato di Ursula non può che seguire la linea di autoreferenzialità rilevata negli ultimi 5 anni, come suggerisce la vicepresidente esecutiva della Commissione, Henna Virkkunen, secondo la quale le fabbriche dell’IA rappresentano “un passo avanti”: “Grazie ai supercomputer europei consentiremo alle start-up IA di innovare e svilupparsi. Ora siamo pronti a svolgere un ruolo di primo piano con le giuste infrastrutture affinché l’UE diventi il continente dell’IA. Siamo sulla buona strada per rendere l’iniziativa AI Factory una realtà entro i primi 100 giorni della nuova Commissione Europea”.
E’ chiaro che dalle parti della Commissione europea, il tema della leadership globale dell’IA non è debitamente compreso.
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