Infrastrutture, Italia in coda fra i maggiori Paesi europei.

L’Italia è all’ultimo posto fra i maggiori Paesi europei nel contributo delle infrastrutture allo sviluppo dell’economia. Lo rivela il super indice sulle infrastrutture, che assegna all’Italia un valore di 4,93, rispetto a 5,48 della Germania, 5,29 della Francia, 5,14 della Spagna e 4,98 della Gran Bretagna. È quanto emerge da un’anticipazione del Rapporto “Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture”, realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, che sarà presentato in autunno. L’indice si basa su parametri relativi alle infrastrutture: presenza, capacità, utilizzo, sicurezza e contributo economico. Ciascun parametro raggruppa poi alcune decine di indicatori.

A pesare sul risultato poco brillante della Penisola è soprattutto la carenza di risorse destinate alle infrastrutture di trasporto: in un decennio gli investimenti hanno oscillato intorno allo 0,4% sul prodotto interno lordo. Circa la metà rispetto ai maggiori partner europei come Francia (0,9%), Gran Bretagna (0,8%), Germania (0,7%) e Spagna (0,6%).

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Dal 2010 al 2020 l’Italia ha speso complessivamente per la costruzione e manutenzione di infrastrutture di trasporto circa 98,3 miliardi di euro.

Molto meno dei maggiori partner europei. Gli investimenti hanno superato i 227 miliardi di euro in Germania, 223 in Francia e 186 in Gran Bretagna. Solo la Spagna ha fatto meno con 90 miliardi di euro.

“L’investimento in infrastrutture di qualità e nella loro gestione deve fare i conti con problemi quali la sostenibilità, il consumo di suolo e il coinvolgimento delle realtà locali”, osserva Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, “ma bisogna superare la contrapposizione tra Stato centrale, amministrazioni locali e società civile e perseguire una vera cultura della sussidiarietà che consiste nel dialogo continuo tra diversi livelli di governo e tra questi e le comunità locali”.

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