Indennità una tantum, la confusione regna sovrana.

Nove milioni di euro per le indennità una tantum a favore di ditte e soggetti lavoratori autonomi, a fronte del mancato reddito per la sospensione o riduzione delle attività lavorative, dovuto alle forti limitazioni all’attività derivanti dalle misure di contenimento necessarie a contrastare l’epidemia da Covid-19. Questa la dotazione finanziaria prevista dal nuovo avviso della Regione Sardegna in partenza il prossimo 4 e 5 luglio.

Un avviso decisamente poco chiaro a partire dalla descrizione del periodo di riferimento previsto per la definizione dei criteri di ammissibilità che, nella premessa, risulta essere il periodo 2020-2021 salvo poi constatare, all’articolo 6, il riferimento al solo anno 2020.

Sulla vicenda il gruppo PD in Consiglio regionale ha presentato una interrogazione per evidenziare le criticità dell’avviso costruito dagli uffici regionali, a partire dai tempi per la presentazione delle domande: “I tempi – spiega Piero Comandini – sono ristrettissimi in considerazione della concomitante scadenza per il pagamento delle imposte (i commercialisti e i consulenti sono oberati) e inoltre non è chiaro quali siano i soggetti che possono parteciparvi. In particolare, per le figure libero professionali, l’articolo 4 dell’avviso fa una miscellanea fra codici ATECO e professionisti vari, in sostanza non si capisce se possono partecipare i soggetti indicati al punto 4 (commercialisti – avvocati -ingegneri ecc) o l’elenco sia semplicemente a titolo esemplificativo. Si fa poi riferimento a soggetti senza partita IVA ma, facendo riferimento a professionisti e imprese, risulta una incoerenza in quanto un professionista o una impresa ha la partita IVA, e ancora l’articolo 6 al punto 3 parla di requisiti oggettivi ma non è indicato l’anno di riferimento sul quale indicare il calo del fatturato”.

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Al punto 6, evidenzia ancora l’esponente dem, risulterebbe una definizione altrettanto ‘confusionaria’ ovvero “l’accertata riduzione di almeno il 30% del volume di affari parametrato ad un reddito uguale o inferiore ad € 40.000,00 lordi annui per i soggetti rientranti nelle categorie di cui alle lettere d), e), f), g) della Tabella esplicativa di cui all’art. 4.”. Indicazione capace di creare confusione tra volume d’affari e reddito.

“Purtroppo – conclude Comandini -, memori di quanto successo in passato, dove bandi e avvisi poco chiari hanno solo generato confusione, ritardi e conseguenti ricorsi, sarebbe opportuno concedere una proroga della data di scadenza e nel frattempo verificare l’avviso punto per punto così da chiarire le parti più dubbie e poco chiare”.

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