Indagine sugli influencer, Commissione Ue: “1 su 5 dichiara contenuti pubblicitari”.

Oggi, la Commissione europea e le autorità nazionali per la tutela dei consumatori di 22 Stati membri, Norvegia e Islanda hanno pubblicato i risultati di uno screening (“sweep”) dei post sui social media degli influencer. Dall’indagine, basata su un campione di 385 persone, è emerso che quasi tutti (97%) di questi influencer hanno pubblicato contenuti commerciali, ma solo uno su cinque ha indicato sistematicamente che il loro contenuto era pubblicitario. L’obiettivo dell’indagine era verificare se gli influencer divulgano le loro attività pubblicitarie come richiesto dalla normativa UE sui consumatori. Sono stati controllati i post di 576 influencer pubblicati sulle principali piattaforme di social media.

Ancora solo il 36% degli influencer è risultato registrato come commerciante nei rispettivi Paesi. Il 30%, inoltre, non ha fornito dettagli aziendali nei propri post, come indirizzo e-mail, nome dell’azienda, indirizzo postale o numero di registrazione. Il 38% di loro non ha utilizzato le etichette della piattaforma che servono a divulgare contenuti commerciali , come il commutatore “partnership a pagamento” su Instagram, al contrario, questi influencer hanno optato per diciture diverse, come “collaborazione” (16%), “ partnership” (15%) o generica grazie al brand partner (11%,). Infine, il 44% degli influencer aveva un proprio sito web , da cui la maggioranza era in grado di vendere direttamente.

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Pratiche di marketing particolarmente problematiche che illustrano l’importanza di disporre di una legislazione moderna e solida, adeguata a garantire l’equità digitale per i consumatori online. Questo è il motivo per cui i risultati dello screening confluiranno anche nel Digital Fairness Fitness Check on EU Consumer Law , lanciato nella primavera del 2022 dalla Commissione europea. Lo scopo di questo controllo dell’adeguatezza è valutare i problemi che i consumatori devono affrontare nei mercati digitali e determinare se la normativa UE applicabile è sufficiente a garantire un elevato livello di protezione dei consumatori o se sarebbero necessarie modifiche mirate per affrontare meglio tali questioni. 

Il controllo dell’adeguatezza valuta la direttiva sulle pratiche commerciali sleali, la direttiva sui diritti dei consumatori e la direttiva sulle clausole contrattuali abusive. Esamina l’adeguatezza di queste direttive nell’affrontare questioni di tutela dei consumatori quali dark pattern, pratiche di personalizzazione, influencer marketing, annullamenti di contratti, commercializzazione di articoli virtuali o uso di prodotti digitali che creano dipendenza, tra gli altri.

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Pensando ai numeri, 82 influencer avevano oltre 1 milione di follower, 301 oltre 100.000 e 73 tra 5.000 e 100.000. Diversi erano attivi su diverse piattaforme di social media: 572 avevano post su Instagram, 334 su TikTok, 224 su YouTube, 202 su Facebook, 82 su X (ex Twitter), 52 su Snapchat e 28 su Twitch.

I principali settori di attività interessati sono stati, in ordine decrescente, moda, lifestyle, bellezza, alimentazione, viaggi e fitness/sport. Si ritiene che 119 influencer promuovano attività malsane o pericolose, come cibo spazzatura, bevande alcoliche, trattamenti medici o estetici, gioco d’azzardo o servizi finanziari come il trading di criptovalute.

foto Viarami da pixabay.com