In Touch: i giovani disabili testano nuove metodologie di inclusione.
Si è conclusa a Podgorica, in Montenegro, l’ultima mobilità internazionale del progetto In Touch promosso dall’associazione sarda ABICI, membro del Comitato sardo CASMI. 7 giorni di lavoro che hanno visto i giovani del consorzio di progetto, composto da Albania, Bosnia, Montenegro, Italia, Malta e Cipro, testare nuove metodologie di lavoro per l’inclusione dei giovani con disabilità.
Un successo secondo l’host dell’Associazione dei giovani disabili del Montenegro (l’AYDM) partner di progetto, per il quale la mobilità ha permesso di “sottolineare l’importanza del test dei metodi di lavoro per l’inclusione dei giovani con disabilità”.
“Durante lo scambio – ricordano dall’AYDM – gli operatori giovanili e i partecipanti hanno testato varie attività sviluppate negli ultimi mesi dai partner di In Touch e confluite nel manuale didattico per l’educazione inclusiva e informale. Abbiamo ricevuto dai partecipanti nuovi feedback sulle potenziali debolezze delle metodologie e, con loro, le abbiamo rese più inclusive e accessibile per le persone con disabilità”.
Scambio che ha visto anche la promozione delle competenze sociale dei giovani partecipanti con disabilità: “Il nostro obiettivo – spiega un accompagnatore – era stimolare l’inclusione sociale e fornire pari opportunità ai partecipanti per scambiare le loro conoscenze, esperienze e competenze”.
“Attraverso le valutazioni dei partecipanti – proseguono dall’AYDM – abbiamo scoperto che tutti hanno acquisito competenze, conoscenze ed esperienze preziose. Competenze indicate anche nel certificato Youthpass che riceveranno tutti i partecipanti quale riconoscimento per il lavoro svolto”.
“Siamo molto entusiasti dei feedback ricevuti dai partecipanti e contiamo, grazie al supporto del programma Erasmus+ e dell’EACEA, di dare il nostro contributo alla causa dell’inclusione dei giovani nelle nostre comunità locali – ha dichiarato Gabriele Frongia di ABICI -. Resta, però, molto da fare, a partire dalla sensibilizzazione delle famiglie, spesso iper protettive verso i propri figli/e con disabilità, e a promuovere le opportunità di socializzazione e crescita professionale rese disponibili dall’Unione europea. Serve – prosegue il rappresentante di ABICI – un lavoro sinergico con le organizzazioni dei disabili al fine di facilitare la sostanziale inclusione dei giovani. Un punto sul quale rileviamo ci sia molto da fare in Sardegna. Sarà una nostra impressione ma, dalle nostre parti, i disabili sembra siano considerati da talune organizzazioni come “delle tessere” per non dire numeri da tenere dentro un perimetro per discutibili calcoli di lobbying”.