In ricordo di Little Richard
Quando si esibiva Richard Wayne Penniman da Macon, Georgia, non pareva proprio un pianista. Perennemente in piedi, suonava il pianoforte come se si fosse trattato di una batteria, producendo un martellante accompagnamento ritmico che trascinava il resto della band. La sua voce poi era qualcosa di mai sentito prima. Cantava in falsetto come le “femminucce” ma al contempo in maniera arrochita come i veri bluesman.
Le apparizioni tv scandalizzavano per via della sua pelle nera, dei lunghi capelli scarmigliati, degli abiti sgargianti, delle movenze oscene. Mezzo secolo dopo le sue canzoni sarebbero state inserite nella libreria del Congresso in quanto riconosciute parte della cultura americana ma negli anni ’50 fecero l’effetto di un fiammifero accesso dentro un serbatoio.
Little Richard ha rappresentato il momento fondante del rock’n’roll. Vero e proprio interprete primigenio di una musica eseguita alla massima velocità e intensità possibile. Negli anni successivi vi sarebbero stati il rock, l’hard rock, il metal, il punk ma l’inventore della “formula magica” sarebbe rimasto lui, per riconoscimento unanime.
Little Richard ci ha lasciato oggi, all’età di 87 anni, in un periodo nel quale si respira un’atmosfera che è quanto di più distante si possa immaginare dalla gioiosa frenesia delle sue canzoni. E forse oggi è proprio il giorno giusto per riascoltarle…Bop bopa-a-lu a whop bam boom.