In aumento le persone che vivono con un tumore in Europa.
Nel 2020 il 5% della popolazione europea aveva avuto una diagnosi di tumore, per un totale complessivo di 23.7 milioni di persone (12.8 milioni donne e 10.9 milioni uomini). Tra questi, il 16% era al di sotto dei 55 anni di età (3.74 milioni, di cui 2.32 femmine e 1.42 maschi). Lo confermano i risultati dello studio Eurocare-6 sulla rivista Lancet Oncology.
Lo studio epidemiologico ha coinvolto 61 registri tumori europei e si è basato sui dati relativi a pazienti diagnosticati a partire dal 1978 e seguiti fino al 2013, per un totale di oltre 19 milioni di casi oncologici e 32 tipologie di tumore analizzate. Lo studio si è avvalso di un finanziamento dedicato al miglioramento del sistema informativo europeo sul cancro, previsto dalla Joint Action IPAAC (Innovative Partnership for Action Against Cancer), co-finanziata dalla Commissione Europea e da 24 Stati Membri.
Il 43% dei casi prevalenti femminili aveva avuto una precedente diagnosi di tumore della mammella (5.5 milioni) e il 37% di quelli maschili un tumore della prostata (4 milioni). I tumori colorettali sono risultati la seconda causa di diagnosi più comune trai prevalenti di entrambi i sessi (3 milioni), con proporzioni più elevate negli uomini che nelle donne (691 contro 564 casi ogni 100,000 abitanti, rispettivamente).
Dalla ricerca è emerso che dal 2010 al 2020 il numero di casi prevalenti per tumore in Europa è aumentato in media del 3,5% l’anno e del 41% in totale (da 16.8 a 23.7 milioni), in parte per effetto dell’invecchiamento demografico. L’incremento è stato più marcato per gli uomini (+46%, da 7.47 milioni nel 2010 a 10.9 milioni nel 2020) che per le donne (+37%, da 9.34 a 12.8 milioni) a causa della diversa composizione dei tumori che interessano i due sessi.
La stima dei sopravviventi a lungo o lunghissimo termine è una caratteristica unica dello studio. È stata ricostruita, infatti, la prevalenza completa, che comprende sia i casi osservati dai registri tumori, sia la stima dei casi diagnosticati prima dell’avvio dei registri. Nel 2020 il numero di casi prevalenti diagnosticati da meno di 5 anni (8.86 milioni) era di molto inferiore al numero dei lungo viventi oltre i 5 anni, stimati in 14.85 milioni in totale, rispettivamente 5.75 milioni tra 5 e 10 anni, 5.54 milioni tra 10 e 20 anni e 3.55 milioni viventi da più di 20 anni dalla diagnosi. Complessivamente il 38% di tutti i casi prevalenti in Europa al 2020 erano sopravvissuti da più di 10 anni dalla diagnosi (44% per le donne e 32% per gli uomini).
Lo studio ha anche evidenziato importanti differenze nei livelli di prevalenza trai 29 Paesi europei partecipanti (da 2 a 10 volte a seconda del tipo di tumore), molto più ampie di quelle che si osservano per l’incidenza. Per il totale dei tumori maligni, i valori massimi trai 29 paesi esaminati sono stati riscontrati in Germania, Italia, Belgio e Francia (proporzioni di prevalenza grezza tra 5,861 e 5,603 per 100,000 abitanti), mentre quelli minimi per Bulgaria, Polonia e Slovakia (3,026-3,775 per 100,000). Le differenze maggiori interessano i tumori ad alta variabilità geografica di incidenza, come il melanoma della pelle, per il quale la proporzione di prevalenti nella popolazione, era 8 volte più alta in Danimarca rispetto alla Bulgaria, per entrambi i sessi.
“I risultati dello studio – spiegano gli autori – indicano che una quota molto significativa della popolazione è o è stata interessata dall’esperienza del cancro. Questa quota è destinata ad aumentare ed è ancora più grande se si considerano le famiglie e i caregiver. L’aumento del carico oncologico, condizionato dall’invecchiamento demografico e in combinazione agli alti costi delle terapie innovative, ha delle serie implicazioni per la sostenibilità dei sistemi sanitari e socioassistenziali. Questi dati confermano l’urgenza di rafforzare la prevenzione primaria e la diagnosi precoce. La prevenzione resta la strada maestra, non solo per ridurre il numero di malati ma per migliorare le possibilità di guarigione e di buona qualità di vita dopo il cancro, come espresso con chiarezza negli obiettivi del Piano Oncologico Europeo 2021-2027 (Europe’s Beating Cancer Plan, EBCP)”.
Gli autori sottolineano che le stime di prevalenza “integrano gli studi sui guariti dal cancro e sulla qualità di vita dei pazienti oncologici e sono utili per sviluppare linee guida sul follow up, per prevenire secondi tumori o sequele tardive e migliorare l’assistenza lungo tutto il percorso della malattia”. Inoltre “la prevalenza per durata di malattia consente di quantificare la platea interessata da politiche volte a mitigare le conseguenze socio-economiche della malattia, come la discriminazione lavorativa o finanziaria (legislazione sul diritto all’oblio dei pazienti guariti)”.
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