Imprese, ambiente e diritti umani, PE: “Multe in caso di inadempienze”.

Frenare l’impatto negativo su diritti umani e ambiente nell’esercizio dell’attività d’impresa. Questo l’obiettivo del Parlamento europeo, espressosi favorevolemente sulle norme della “due diligence” per le imprese.

Secondo la posizione negoziale del PE, approvata con 366 voti a favore, 225 contrari e 38 astensioni, le aziende saranno tenute a identificare e, se necessario, prevenire, porre fine o mitigare, l’impatto negativo che le loro attività hanno su diritti umani e ambiente, come il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità. Inoltre, dovranno monitorare e valutare l’impatto sui diritti umani e sull’ambiente dei loro partner della catena del valore, compresi i fornitori, la vendita, la distribuzione, il trasporto, lo stoccaggio, la gestione dei rifiuti e altre aree.

Previste, in caso di adempienze delle imprese, multe pari ad almeno il 5% del fatturato netto, la pubblicazione dei nomi dei sanzionati (il cosiddetto “naming and shaming”) e il ritiro dal mercato dei prodotti dell’azienda. Le aziende extra-UE che non rispettano le regole saranno escluse dagli appalti pubblici UE.

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Le norme interesseranno le imprese UE con più di 250 dipendenti e un fatturato superiore a 40 milioni di euro, indipendentemente dal loro settore d’appartenenza, e le società “madri” con più di 500 dipendenti e un fatturato superiore a 150 milioni di euro. Saranno incluse anche società con sede fuori dall’UE aventi un fatturato superiore a 150 milioni di euro, se hanno generato almeno 40 milioni di euro con business all’interno dell’UE.

Le società dovranno attuare un piano di transizione verde per mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°. Inoltre, nel caso di grandi società con oltre 1.000 dipendenti, il raggiungimento degli obiettivi del piano avrà un impatto sulla remunerazione variabile degli amministratori, come i bonus.

Le nuove norme prevedono anche che le imprese collaborino e sostengano le persone colpite dalle loro azioni, compresi gli attivisti per i diritti umani e l’ambiente, introducano un meccanismo di reclamo e controllino regolarmente l’efficacia della loro politica di diligenza dovuta. Per facilitare l’accesso degli investitori, le informazioni sulla politica della diligenza dovuta di una società dovrebbero essere disponibili anche sul Punto unico di accesso europeo (ESAP).

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Secondo il testo adottato, i nuovi obblighi si applicheranno dopo 3 o 4 anni, a seconda delle dimensioni. Le imprese più piccole potranno ritardare l’attuazione delle nuove direttive di un ulteriore anno.

“Il sostegno del Parlamento europeo rappresenta una svolta nella riflessione sul ruolo delle imprese nella società. Una legge sulla responsabilità d’impresa deve garantire che il futuro sia delle aziende che trattano le persone e l’ambiente in modo sano, non di quelle che hanno fatto del danno ambientale e dello sfruttamento un modello di guadagno. La maggior parte delle aziende prende sul serio i propri doveri nei confronti delle persone e dell’ambiente. Noi aiutiamo queste aziende con questa “legge sul commercio equo”. E allo stesso tempo tagliamo fuori quelle poche grandi aziende cowboy che non rispettano le regole”, ha dichiarato la relatrice Lara Wolters dopo il voto in plenaria.

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Ora che il Parlamento ha adottato la sua posizione, i negoziati con i Paesi EU sul testo finale della legislazione possono iniziare. I Paesi UE hanno adottato la loro posizione sulla proposta di direttiva nel novembre 2022.

Adottando questa legislazione, infine, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini in ambito di consumo sostenibile, come espresso nella proposta 5(13), commercio etico, come dichiarato nelle proposte 19(2) e 19(3), e crescita sostenibile, come riportato nelle proposte 11(1) e 11(8) delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.

foto hosny salah da Pixabay