Imprese: 25% in meno di giovani nei prossimi 10 anni.

Il panorama imprenditoriale italiano è destinato a vivere un “grande inverno”, con una corposa perdita di giovani e un invecchiamento generalizzato degli attuali operatori italiani. Nell’Italia delle imprese ci sono sempre meno giovani nei centri decisionali anche perché l’Italia sta invecchiando e, insieme con essa, anche l’impresa mostra una progressione verso la terza età.

Uno scenario sempre più apocalittico tracciato da Unioncamere e InfoCamere sul totale delle persone che ricoprono una carica all’interno delle aziende italiane (titolari, amministratori o soci) che dimostra che in 10 anni la presenza di over 70 è aumentata di un quarto, più o meno quanto è diminuita quella di giovani di 18-29 anni.

Nelle due classi mediane si incontra invece la riduzione percentuale maggiore (quella dei 30-49enni, scesi del 28% tra 2014 e 2023 con oltre un 1 milione e 100mila cariche in meno rispetto a 10 anni fa), e l’aumento maggiore in valore assoluto (quasi 600mila cariche di 50-69enni in più, con una variazione del +15,3%).

“Il sistema imprenditoriale italiano segue la dinamica demografica – commenta il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – e le imprese di giovani diminuiscono mentre aumentano quelle guidate da imprenditori più anziani. Io credo che dobbiamo rendere più semplice ed appetibile la creazione di una impresa – aggiunge – soprattutto riducendo la burocrazia che spesso impone obblighi non del tutto giustificati”.  Secondo il presidente di Unioncamere “bisogna semplificare tutte quelle procedure che ancora oggi frenano il fare impresa in Italia e che sono vissute come un fardello troppo pesante soprattutto dai più giovani che vogliono mettersi in proprio: ben 7 imprese under 35 su 10 vedono nella burocrazia l’ostacolo maggiore all’utilizzo delle risorse del PNRR”.

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Perchè non citare anche il paradossale paradigma dei contributi “paraculo” a fondo perduto che in questo Paese non fanno altro che ingannare gli aspiranti imprenditori privi di risorse proprie e/o garanzie statali? Perchè non stigmatizzare l’ampia spesa pubblica per la (pessima) formazione di impresa veicolata attraverso iniziative spot e di scarso impatto, buone a finanziare l’attività di apparati e piccoli lobbisti locali?

foto Unioncamere.gov.it