Il Servizio Civile Universale perde pezzi: -77 enti nell’ultimo anno. Obiettivo Dl 40 sempre più lontano.

Cresce la preoccupazione per la sostenibilità del programma del Servizio Civile Universale, come confermato dai dati del bando 2023 finiti sotto la lente della CNESC, la Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile.

Organizzazione che ha più volte espresso negli anni le proprie osservazioni in merito al calo dei posti a bando, che da 71.550 del bando 2022, sono scesi a 52.236 nel bando che scadrà il prossimo 15 febbraio 2023. Una riduzione del 27% importante che, di fatto, rimarca la progressiva distanza dai circa 100mila posti indicati nel Decreto Legislativo del 6 marzo 2017, n. 40.

Una variazione negativa capace di ripercuotersi sulla coesione sociale nei territori più periferici del Paese. “La nostra prima analisi dei dati – si legge nella nota della CNESC – evidenzia l’assenza quest’anno di ben 77 enti titolari su un totale di 317 e un’importante riduzione delle opportunità di servizio da offrire ai giovani presso le proprie sedi da parte di numerosi enti. Una riduzione che ha colpito tutti: enti regionali e nazionali, comprese le grandi reti che hanno visto un taglio anche del 30%, i piccoli enti come i grandi, gli enti locali come gli enti del Terzo Settore. Questo significa che, a prescindere dai soggetti penalizzati, dalle dimensioni e dalle tipologie, siamo in presenza di una riduzione sistemica e complessiva con pesanti ripercussioni sui territori in termine di riduzione del contributo del SCU al benessere delle comunità e di continuità delle iniziative intraprese”.

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Conclusioni ribadite dalla presidente del CNESC, Laura Milani: “Al problema dell’entità del finanziamento si aggiunge quello cronico della stabilizzazione delle risorse. Su questo attendiamo che il Governo e il ministro Abodi reperiscano i fondi necessari e contemporaneamente diano riscontro della possibilità di utilizzare risorse rimodulate dal PNRR”.

Serve ancora semplificare la procedura di adesione per Enti e volontari, nonché una azione mirata alla coprogrammazione con gli enti del Servizio Civile Universale affinché sia possibile “superare l’attuale sistema di progettazione degli interventi di servizio civile assolutamente disfunzionale rispetto all’obiettivo di avere una programmazione di respiro triennale”, conclude la Milani.