Il report sulle liste d’attesa 2022: la Sardegna peggiora. Da 23 a 56 giorni in media.

Sono stati presentati questa mattina, nella Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale di Roma, i risultati della ricerca di Hi – Healthcare Insights, l’Osservatorio Indipendente sull’Accesso alle Cure di Fondazione The Bridge, sulle liste d’attesa per l’erogazione delle prestazioni all’interno di strutture ospedaliere pubbliche e private convenzionate .

Dal Report, con riferimento al 2021, emerge un quadro di “assoluta disomogeneità dei dati forniti dalle singole Regioni, già registrato per le annualità 2019 e 2020 come conseguenza della libertà che la normativa nazionale, indicata nel Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA), lascia a ciascuna di esse nello stabilire le modalità attraverso cui I dati sono raccolti, utilizzati e resi accessibili ai cittadini”, si legge nella nota.

Gli esperti fanno sapere che ciò non consente un’analisi comparata tra le prestazioni dei diversi sistemi sanitari regionali e spesso nemmeno tra i dati della medesima Regione riguardanti anni diversi.

Dalla ricerca emerge, dunque, innanzitutto “l’urgenza di un ripensamento delle modalità di raccolta dei dati per una corretta e completa analisi dei tempi di attesa”.

Inoltre, gli esperti hanno premesso che all’interno dei dati PNGLA è previsto un elenco di 69 prestazioni ambulatoriali e 17 in regime di ricovero, ma non tutte le Regioni hanno rilevato lo stesso numero di prestazioni e le uniche a fornirle tutte sono state Abruzzo, Puglia e Marche.

Nel Report dell’Osservatorio Hi è stato operato un confronto, rispetto ad alcune prestazioni, tra i tempi medi di erogazione da parte delle Regioni (limitatamente alla media delle classi di priorità B e D, le uniche a essere presenti nei dati forniti da tutte le Regioni).

LEGGI ANCHE:  Agricoltura e allevamento: siglato memorandum Sardegna-Kirghizistan.

Tra i dati analizzati e presentati c’è quello della prima visita ginecologica, per cui la Provincia Autonoma di Trento e l’Abruzzo presentano rispettivamente il minor numero di giorni medi di attesa e la più alta percentuale di prestazioni eseguite per tempo; il Molise e la Basilicata, invece, si distinguono in negativo, con rispettivamente il 58% di prestazioni eseguite per tempo e una media di 42 giorni di attesa (su un massimo di 10 giorni per la classe B e 30 giorni per la classe D). Per una visita oculistica, inoltre, diverse Regioni presentano un forte peggioramento rispetto al 2020: l’Umbria passa da 15 a 33 giorni medi di attesa, mentre in Sardegna, volendo andare oltre i proclami a mezzo stampa della Giunta e del Presidente Solinas – entrambi fermi a rinvangare le pecche del passato senza operare alcuna azione di impatto e di successo -, la Sardegna passa da 23 a 56 giorni. Per un elettrocardiogramma a migliorare è la Valle d’Aosta, con 31 giorni medi di attesa (erano 57 nel 2020) mentre peggiora nettamente la Sardegna, che passa da soli 15 giorni medi di attesa a 52 giorni.

In materia di ricoveri per un intervento chirurgico per tumore alla mammella, il Report evidenzia come sia Lazio che Umbria abbiano subìto dei peggioramenti rispetto all’anno precedente: il Lazio è passato dal 53,25% al 35,36% di prestazioni eseguite per tempo e l’Umbria da 33 a 38 giorni medi di attesa (su 30 giorni di soglia, previsti dal PNGLA per la classe A).

Per ipotizzare una nuova modalità di raccolta e analisi dei dati delle liste d’attesa effettivamente rispondenti alla realtà, Fondazione The Bridge e Agenas hanno creato un gruppo di lavoro per monitorare ex ante i tempi di attesa delle prestazioni specialistiche.

LEGGI ANCHE:  Lega Sardegna: una proposta di legge per campi volo e aviosuperfici.

Il progetto, si legge nella nota, prevede la raccolta dei dati analitici delle prenotazioni effettuate attraverso i CUP di un campione di Regioni/Aziende sanitarie; l’analisi dei dati raccolti e la successiva comunicazione al Ministero della Salute; la costruzione di specifici indicatori di presa in carico dei pazienti; l’analisi legislativa a integrazione e supporto del percorso.

Nel corso della mattinata è intervenuto Alessandro Venturi, direttore scientifico Osservatorio Hi e vicepresidente Fondazione The Bridge: “Non basta prevedere attraverso una legge che i dati sulle liste d’attesa debbano essere resi pubblici, ma è necessario che ci sia una responsabilità politica che dia attuazione a quella legge. Se manca il dato- ha proseguito- mancano le informazioni e non si genera conoscenza, di conseguenza diventa difficile tenere in piedi un organismo complesso come il nostro sistema sanitario. In questo Paese è giunto il momento di attuare una strategia politica che consenta di distillare informazioni e conoscenza dai dati sanitari, coniugando il sapere umano con le opportunità che le nuove tecnologie di machine learning oggi permettono”.

Per Luisa Brogonzoli, coordinatrice Centro Studi Fondazione The Bridge “il Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa, ormai ampiamente scaduto e non ancora sostituito, è inadeguato e non garantisce la possibilità per i cittadini di ottenere un quadro veritiero sulle liste d’attesa. Ciò ci porta da una parte a bocciare il sistema, dall’altro a dover optare per un cambio di approccio a partire dalla prossima edizione della ricerca, rinunciando alla raccolta dei dati tramite accesso civico e rivolgendoci direttamente alla fonte delle informazioni, cioè ai CUP”.

LEGGI ANCHE:  Bilancio. La commissione approva il Dl 231, 232 e 233.

“Agenas- ha dichiarato il direttore generale Agenas, Domenico Mantoan- è costantemente impegnata nel dare supporto al Ministero della Salute, Regioni e Province Autonome per mettere a disposizione dei cittadini servizi sanitari sempre più efficaci ed equi su tutto il territorio nazionale. Sono dunque certo che dalla collaborazione con la Fondazione The Bridge possano nascere nuovi e più efficaci strumenti di raccolta e analisi dei dati al fine di individuare buone pratiche da condividere con i tanti professionisti della salute impegnati quotidianamente per la cura e il benessere dei cittadini”.

Per Rosaria Iardino, presidente Fondazione The Bridge “una delle finalità principali dell’Osservatorio Hi riguarda proprio il dialogo con le istituzioni per trovare soluzioni condivise alle problematiche individuate attraverso il monitoraggio e le attività di ricerca. A distanza di un anno dalla sua nascita, la collaborazione con Agenas rappresenta uno step successivo in questo percorso di confronto che ha come obiettivo il costante miglioramento del nostro sistema sanitario e un equo accesso alle cure per tutti i cittadini”.

Secondo Silvia Ciresa, responsabile innovazione e Sviluppo Fondazione ANT Italia Onlus e portavoce delle Associazioni di pazienti del Comitato scientifico dell’Osservatorio Hi: “Le Associazioni ricoprono un ruolo crescente tra gli stakeholders del sistema salute e devono essere considerate partner imprescindibili per la pianificazione, la realizzazione e il miglioramento dei servizi sanitari e sociosanitari. È necessario attuare una vera sinergia fra le Associazioni e il sistema sanitario, rafforzando il dialogo all’insegna della trasparenza”, ha concluso.