Il principio della ragionevole durata dei processi, Gazzini: “Riconoscere diritti”.

La ragionevole durata dei processi è un diritto riconosciuto sia a livello nazionale (legge 24 marzo 2001, n. 89, la cosiddetta “legge Pinto”) che europeo e la sua violazione comporta il pagamento di un’equa riparazione del danno. Non lascia alcun dubbio la dichiarazione contenuta in una recente interrogazione parlamentare presentata dall’esponente del Gruppo Identità e Democrazia, Matteo Gazzini, intervenuto per chiedere alla Commissione europea di sostenere i diritti lesi a più riprese, per effetto dei ritardi della giustizia dello Stato Italiano, ai tanti ricorrenti/e del nostro Paese.

“La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato a più riprese lo Stato italiano al pagamento dell’equa soddisfazione ex art. 41 della Convenzione e si è pronunciata in più occasioni affermando che la legge Pinto deve essere applicata alla luce del principio dell’immediata e diretta rilevanza nell’ordinamento giuridico italiano della Convenzione e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ne costituisce parte integrante. Inoltre – prosegue – la Corte europea dei diritti dell’uomo ha in passato rilevato che la somma accordata a livello nazionale non presentava un rapporto ragionevole con la somma accordata dalla Corte stessa in analoghi casi (somma dieci volte superiore)”.

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Innegabile, quindi, il netto divario tra la giurisprudenza di Strasburgo e l’applicazione a livello nazionale. Squilibrio assolutamente ingiustificabile per l’eurodeputato di ID.

A nome della Commissione Didier Reynders ha rimarcato che sin dalla pubblicazione della prima relazione sullo Stato di diritto nel 2020, l’Esecutivo von der Leyen aveva sottolineato che il sistema giudiziario italiano, per quanto riguarda l’efficienza, continua ad essere indietro nonostante le recenti riforme: “Sono state adottate iniziative globali sulla giustizia civile e penale nell’ambito degli impegni stabiliti nel Piano italiano per la Ripresa e la rResilienza, con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficienza del sistema giudiziario. Insieme agli ulteriori progressi nella digitalizzazione del sistema giudiziario e del personale incaricato di sostenere i giudici, tali riforme mirano ad affrontare le importanti sfide connesse all’efficienza del sistema giudiziario, compresi gli arretrati e la durata dei procedimenti”.

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