Il Piano Neet del Ministero per le Politiche giovanili. Poche idee e di scarso impatto.

Sono stati presentati gli strumenti operativi del Piano Neet, ovvero il nuovo tentativo estemporaneo del Ministero per le Politiche giovanili per intervenire sull’annoso problema dei/delle giovani inattivi/e italiani/e.

Un documento – in realtà privo di una vera e propria terapia d’urto per l’inclusione dei giovani del Paese -, dove si afferma la presenza di “strumenti” e “possibili sinergie” per la realizzazione di interventi efficaci verso i Neet, con risultati previsti addirittura nel “breve-medio periodo”.

Interventi, invece, che paiono essere fine a se stessi a partire dall’immancabile “campagna di comunicazione” del Ministero per “realizzare iniziative di animazione territoriale mirate a intercettare, ingaggiare e attivare i giovani Neet”. Un progetto ambizioso – quanto potenzialmente infruttuoso date le premesse – che, dal primo semestre 2022, prevede l’ausilio di un pulmino in giro per le aree del Paese “caratterizzate da un forte indice di vulnerabilità“. Ma, leggendo meglio il piano, si desume che il tour toccherà 10-12 centri urbani con la più alta presenza di Neet. Per i giovani delle aree rurali del Paese bisognerà attendere maggiore lungimiranza… una campagna itinerante che si fermerà in ogni comune per un massimo di 24-48 ore: il sentore dell’ennesima occasione mancata è a dir poco palpabile…

Ma per il Ministero la campagna permetterà di “avvicinarsi fisicamente ai giovani portando loro informazioni e strumenti di conoscenza per poter usufruire delle opportunità che fanno capo a enti pubblici nazionali ed europei e favorire momenti di incontro“. Aspetto sul quale i giovani hanno lamentato notevoli difficoltà. Ci sarebbe da dire, a onor del vero, che la stessa programmazione degli interventi pubblici per i giovani esclude da sempre qualsiasi percorso di progettazione partecipata tra giovani, associazionismo giovanile e istituzioni locali, optando per i classici interventi dall’alto. Non dovrebbe sorprendere l’assenza di unitarietà e di engagement dei giovani nei rispettivi territori. Ma sul tema della programmazione partecipata il piano è poco attento. Sulla sensibilità della ministra Fabiana Dadone il dubbio permane, data l’assenza di risposta alla nostra richiesta in occasione della presentazione dei risultati dell’indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo sul fenomeno dei Neet.

Messaggio rivolto alla ministra Fabiana Dadone
Messaggio rivolto alla ministra Fabiana Dadone

Tornando alle convinzioni del Ministero, la campagna permetterà ai giovani di essere supportati da personale specializzato (con quali qualifiche però non è dato saperlo a quanto si legge nel piano neet ministeriale) per ‘contattare un centro per l’impiego’ – notoriamente molto utili in Italia – ‘utilizzare nuove tecnologie di gaming, simulazione, ecc.’ – il tutto ricordiamolo in 24-48 ore, ovvero il tempo di permanenza del ‘pulmino’ – ‘scrivere un CV’ – “difficile” trovare tali informazioni sul web… – ‘sostenere un colloquio di lavoro’ – ogni commento è superfluo – ‘scegliere e iscriversi a corsi di formazione finanziati dalla Regione o altri enti’ – gli stessi, probabilmente, calati dall’alto e fondati sul dogma del mantenimento del mismatch tra domanda e offerta di lavoro – ‘cogliere le opportunità offerte dal programma Garanzia Giovani” – niente da aggiungere se non che lo stesso Senato della Repubblica ne ha decretato l’inconsistenza – ‘accedere a incentivi e sussidi nazionali o regionali‘ – perché no magari propinare i vari programmi per l’imprenditoria giovanile, inaccessibili senza risorse proprie – e dulcis in fundo come ottenere lo SPID per dialogare più efficacemente con la PA.

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Insomma, si è molto lontani dallo spettro delle iniziative disruptive. Si potrà risolvere in questo modo il problema dei giovani inattivi in Italia?

Procedendo sulle ‘rovine’ di questo piano strategico ecco apparire il potenziamento del programma Garanzia Giovani che, nonostante la promessa di una sua revisione in termini qualitativi, sortirà, con molta probabilità, scarsi risultati in termini di inclusione lavorativa, rappresentando il classico ‘parcheggio’ per i giovani inattivi del Paese. A cosa servirà l’impegno congiunto tra Ministero del Lavoro, ANPAL, Regioni e province autonome, dopo l’insuccesso registrato dal programma fin dall’aprile 2013? Sono forse mancati negli ultimi 9 anni strumenti quali la formazione in apprendistato, i percorsi di orientamento e formazione all’autoimprenditorialità? Qualcuno/a, alla luce dei risultati ottenuti dal programma in relazione agli investimenti degli ultimi 9 anni, deve essersi perso qualche aggiornamento per continuare a sostenerlo…

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Ma per fare in modo che questo schema – tra l’altro già esistente – prenda corpo serve per il Ministero “una rete di collaborazione tra i soggetti coinvolti che sappia fare sistema degli interventi già presenti e di quelli in arrivo, come la nuova Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL)”. Insomma niente di immediato ma diluito nel tempo, come la burocrazia italiana sa fare… Insomma, i famosi risultati di breve-medio periodo sembrano sempre meno credibili.

Un passo in avanti per la costruzione di queste reti – prosegue la narrazione autocelebrativa dell’operato ministeriale – “è stato compiuto nella Legge di Bilancio 2022, con lo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI)”. Fondi che dovrebbero creare Sportelli Giovani in tutti i CPI italiani con competenze e professionalità specifiche per accogliere i giovani Neet. La domanda, però, resta ancora legata alla tempistica. In quanto tempo le amministrazioni riusciranno a bandire i concorsi, selezionare i candidati e mettere a regime il servizio? O si andrà avanti con il solito servizio per l’orientamento al lavoro ‘tampone’ buono per giustificare le ore di stipendio di dipendenti pubblici poco coinvolti nella mission? Guardando alle ultime puntate dei servizi innovativi del lavoro nel Paese, qualcuno/a ha dimenticato il paradosso – nonché il fallimento – dei Navigator?

Un’altra freccia nella faretra del Ministero delle Politiche giovanile per il contrasto al fenomeno dei Neet nel Paese è rappresentata dal ‘conosciutissimo’ portale Giovani2030, nato con l’obiettivo – si legge nel documento ministeriale – “di diventare la casa digitale dei giovani, ovvero il punto unico di accesso per i giovani dai 14 ai 35 anni, a tutte le informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, su tutto il territorio nazionale”.

Un portale, ancora, “progettato con servizi e linguaggi pensati da giovani per i giovani, con l’obiettivo di poter essere percepito come uno strumento credibile e affidabile anche per il target di Neet più demotivato e sfiduciato”. Basterà un sito ‘ben fatto’ per dialogare con i giovani che hanno perso fiducia e senza alcuna speranza per il futuro? Forse sì per qualche esponente dell’Esecutivo Draghi.

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Ultimo aspetto, forse l’unico valido all’interno del Piano, è rappresentato dal coinvolgimento dell’Agenzia Nazionale per i Giovani nella promozione dei programmi europei per i giovani (Erasmus+ ed ESC fra tutti). Programmi importanti ma, va ricordato, tutt’altro che di facile presentazione da parte dei giovani, come dimostra la guida di 346 pagine e senza contare l’obbligo, per alcune azioni, di coinvolgere organizzazioni straniere. Aspetto non proprio alla portata di tutti, specialmente per chi si ritrova, per età anagrafica e situazione economica e sociale, nella condizione di Neet.

Dettagli, forse, di poco conto per i non addetti ai lavori o per coloro che prediligono narrazioni semplicistiche della realtà.