“Il lavoro al tempo degli algoritmi”: la rivoluzione digitale tra opportunità e diritti.
Saper cogliere le opportunità dell’era digitale conservando, nel contempo, i concetti di etica e responsabilità. Questi i contenuti chiave del dibattito, tenutosi a Palazzo Wedekind, dal titolo “Il lavoro al tempo degli algoritmi”, promosso dall’Inps sul tema dei diritti e doveri nel mondo guidato dalla trasformazione digitale.
Nel corso dell’incontro esperti in materia giuridica, economica e di trasformazione digitale si sono confrontati sul delicato equilibrio dei valori in un mondo dominato dalle tecnologie, e sul loro impatto nell’organizzazione del lavoro e nelle relazioni tra uomo e macchina.
Punto di partenza delle riflessioni sul tema sono stati i contenuti del libro “L’algoritmo d’oro e la torre di Babele”, messi in luce nel corso dell’incontro da Giovanni Maria Flick, coautore insieme alla figlia Caterina, esperta in diritto dell’era digitale. Gli interrogativi riguardano i rischi connessi ad una rivoluzione digitale predominante nella sfera sociale ed economica, soprattutto sul modo di organizzare il lavoro, la comunicazione, il ventaglio dei diritti e dei doveri inderogabili del cittadino. “Come per l’ambiente abbiamo capito in ritardo lo sfruttamento a vantaggio del profitto – ha dichiarato Giovanni Maria Flick -, ugualmente dobbiamo prestare attenzione nell’utilizzo senza regole degli algoritmi. Il rischio della trasformazione digitale è la tenuta dell’identità della persona, col pericolo di relegarla ad una dimensione solo virtuale. Occorre diffidare dal tutto è gratis, e cercare di ponderare eguaglianza e diversità attraverso la chiave della solidarietà”.
In questa ricerca di equilibrio tra le opportunità di una rivoluzione digitale e la garanzia dei diritti, si colloca anche il ruolo che l’Inps svolge nel semplificare il dialogo con i cittadini nell’erogazione di prestazioni e servizi, in uno scenario dove la tecnologia rappresenta un valore aggiunto.
“L’Istituto quotidianamente coniuga al meglio l’efficienza tecnologica con la trasparenza – ha affermato Pasquale Tridico presidente dell’Inps – seguendo criteri elevati di sicurezza nel trattamento dei dati, gestiti tramite sistemi sicuri e inserendo nel cloud solo quelli non ritenuti sensibili”. Il presidente Tridico ha poi posto l’accento sulla nuova capacità dell’Istituto di accorciare le distanze con i cittadini, attraverso processi proattivi e semplificazione. “Stiamo affrontando in maniera efficiente il digital divide utilizzando la tecnologia in maniera proattiva, intercettando una fascia di cittadini spesso distante sul piano digitale, inconsapevoli di avere diritto a prestazioni. Grazie alla rete capillare costruita con gli stakeholder, le associazioni del Terzo settore e i patronati riusciamo ad essere più vicini agli utenti e ad intercettare quei diritti inespressi presenti sul territorio o nelle categorie più fragili. Riguardo la semplificazione nel rapporto col cittadino – ha proseguito Tridico -, siamo uno dei principali enti ad aver inserito già molte procedure sull’applicazione IO. Per altre prestazioni, è lo stesso Istituto che, attraverso i dati in nostro possesso, contatta direttamente gli aventi diritto e indica quali procedure automatiche consentono la presentazione della domanda. Siamo anche pronti ad offrire strumenti tecnologici per chi si occupa di politiche attive, esercitando un ruolo con la stessa efficienza del privato, anche per dare maggiore trasparenza ad alcuni settori come quello della Gig economy”.
Sulle opportunità di cambiamento offerte dal digitale è intervenuto Vincenzo Di Nicola, responsabile per l’Innovazione Tecnologica e la Trasformazione Digitale Inps: “La tecnologia può migliorare le nostre vite. Con la mole di dati a disposizione dell’Istituto siamo in grado di potenziare i diritti e le prestazioni a favore dei cittadini. Con un ottimo lavoro in Inps siamo in grado di cambiare e di far crescere l’Italia”.
Giorgio Resta, professore di diritto comparato, Università Roma Tre, ha evidenziato la necessità di una regolamentazione sul piano globale. “L’Intelligenza artificiale non è a impatto zero, sia riguardo all’ambiente, attraverso il prelievo delle materie prime; sia con lo sfruttamento della manodopera a basso costo. In merito alla rivoluzione digitale bisogna, quindi, sancire i principi di trasparenza, conoscibilità e non discriminazione. Su questa strada, l’Inps, utilizza la tecnologia per rimuovere le diseguaglianze”.
Sull’esigenza di una normativa trasparente si è pronunciata anche Elisabetta Zuanelli, esperto ONU in intelligenza artificiale: “Esiste un problema di profilazione creato da algoritmi sulla base dei big data, dove manca l’opera di discernimento umano. Per questo occorre affrontare nello specifico sul piano normativo le problematiche in merito alla trasparenza”.
Secondo Alessandro Pajno, presidente emerito del Consiglio di Stato “è necessario che l’Europa costruisca una grande area di regolazione. Una via europea all’Intelligenza artificiale affrontata con fermezza, considerando le grandi piattaforme digitali come poteri di fatto e, come tutti i poteri, devono essere regolamentati e disciplinati da un potere costituzionale”.
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