Il GNL supera il carbone per emissioni di CO₂… e il RepowerEU vuole aumentarne le importazioni.

Pur di indebolire l’economia della Federazione Russa, per mero calcolo geopolitico, l’Ue negli ultimi anni ha puntato ad agevolare le importazioni di GNL, il gas naturale liquefatto, dagli Stati Uniti d’America, promuovendo, contestualmente, narrazioni greenwashing sull’impatto ambientale del GNL.

Come ricordato, recentemente, anche dall’eurodeputato de “La Sinistra”, Dario Tamburrano, le emissioni di CO2 equivalente del gas naturale liquefatto (GNL) statunitense trasportato in Europa superano del 28% quelle del carbone e, ancora, che il gas metano americano è estratto da giacimenti non convenzionali in argille. Materiali, va ricordato, scarsamente permeabili, ragion per cui questi giacimenti statunitensi non possono essere messi in produzione spontanea, come avviene per quelli convenzionali, ma necessitano di trattamenti altamente inquinanti per aumentarne artificialmente la permeabilità in prossimità dei pozzi di produzione.

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Insomma, siamo lontani dal perimetro della cosiddetta “transizione verde” propagandata a suon di narrazioni autocelebrative e miliardi di euro dall’Ue.

Unione “verde e democratica” che importa 14056 Petajoule di gas (ultimi dati del 2022) del quale il 20% arriva rincarato dagli Stati Uniti. Di conseguenza, il GNL statunitense aggiunge circa 450mila tonnellate di CO2 equivalente alle emissioni che si produrrebbero utilizzando gas di differente provenienza.

Senza contare che al di là del caso statunitense – ricordiamola la produzione sostenibile americana – il trasporto di GNL comporta emissioni di CO2 superiori di dieci volte rispetto al trasporto con gasdotti.

E l’Ue (ad oggi il maggior importatore di GNL) vuole addirittura aumentarne le importazioni, come riportato nel documento di lavoro del REPowerEU, ovvero il piano per realizzare una riduzione pari almeno al 55% delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, in linea con il Green Deal europeo.

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Si importano combustibili che aumentano le emissioni e si spendono miliardi di euro per incrementarne il commercio. Non fa una piega!

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