“Il futuro è nelle tue mani”: gli eurodeputati si confrontano con gli studenti italiani.
Ieri, nel corso dell’incontro “Il futuro è nelle tue mani” organizzato dall’ufficio per l’Italia del Parlamento europeo e moderato da Marilisa Palumbo , vice capo redattore Esteri de “Il Corriere della Sera”, gli studenti italiani hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con gli eurodeputati europei sull’annosa questione della partecipazione giovanile in Europa, sull’accountability, diritti umani e su altri temi sociali come la parità di genere.
“Questo – ha ricordato la moderatrice – è il primo evento organizzato dalle istituzione europee in Italia dopo il lancio del 9 maggio della Conferenza sul futuro dell’Europa. Una magnifica costruzione che deve essere completata. Io sono nata nel ’79 e il primo evento che ricordo con consapevolezza nell’ambito del processo di unificazione è stata la caduta del Muro di Berlino. Negli ultimi decenni, nonostante i trattati europei siano fermi e le crisi del 2008 e del Covid-19, l’Europa continua a darci sempre segnali di speranza, ora attraverso la programmazione di aiuti senza precedenti per la ripresa. Adesso la discussione sul futuro dell’Europa non può che partire dai giovani”.
Incontro proseguito con l’intervento di Carlo Corazza, capo dell’ufficio per l’Italia del Parlamento europeo: “L’Europa si è trovata di fronte a un bivio nel corso dell’emergenza sanitaria: per fortuna c’è stato uno scatto della classe dirigente europea che ha saputo imboccare la strada della solidarietà. A partire dalla BCE che ha iniziato a comprare i titoli senza rimare legata al capital care, aiutando così i Paesi più bisognosi e dagli eurobond. Naturalmente questi cambiamenti non sono sufficienti e questa crisi deve servirci da lezione. Dobbiamo finire di costruire questo magnifico edificio la cui costruzione è iniziata 71 anni fa. Dobbiamo rafforzare gli strumenti che abbiamo”.
“Lo stesso presidente Sassoli – ha proseguito Corazza – ha chiesto che il Parlamento europeo abbia la possibilità di proporre le leggi, come tutti i Parlamenti del mondo. L’unanimità sulla presa delle decisioni va superata e, ancora, i cittadini devono poter indicare il Presidente della Commissione europea. I Regimi autoritari, penso alla Cina e alla Russia, hanno cercato di dividerci con la disinformazione: dobbiamo poterci difendere e tutelare i nostri interessi e completare l’unione economica e monetaria. Il next generation – ricorda Corazza – è un buon modello di governance economica. Come si può arrivare a questo risultato? Attraverso la partecipazione. Abbiamo bisogno di cittadini appassionati e di giovani capaci di tornare a sognare. Senza questa linfa vitale non possiamo alimentare il nostro albero”.
Per Antonio Parenti, capo della rappresentanza in Itala della Commissione europea: “Il tema del futuro dell’Europa e del lavoro da fare con i giovani mi ricorda una frase del Presidente Kennedy ‘non chiedere allo Stato cosa puo’ fare per te ma domandati cosa puoi fare per lo Stato’: credo che questo sia uno di quei momenti per domandarci come vogliamo che sia l’Europa. L’Unione sta chiedendo ai giovani di partecipare, perciò serve un vero e proprio scambio su quale tipo di Europa vogliamo costruire. Questo compito spetta ai cittadini ma soprattutto ai giovani. Ragazzi informatevi e proponete attraverso la piattaforma della Conferenza sul futuro dell’Europa le vostre opinioni. Questa sarà un’occasione di grande cambiamento per i prossimi 15 anni”.
Per la Presidenza del Consiglio è poi intervenuto il capo dipartimento per le Politiche europee, Diana Agosti: “E’ importante il contributo di idee e di proposte dei ragazzi. Il nostro dipartimento vuole avvicinare i giovani alla conoscenza delle istituzioni europee, per facilitare i giovani a sviluppare la consapevolezza di cosa rappresenta essere cittadini europei. Quest’anno – ha proseguito Diana Agosti – sarà un anno dove punteremo sul confronto e sul dibattito grazie alla piattaforma Europa=noi per la scoperta dei valori, istituzioni e programmi europei. Alla piattaforma, al momento, hanno aderito 15mila docenti”.
Sul tema della Politica di coesione è poi intervenuto Ferdinando Ferrara della Presidenza del Consiglio: “La politica di coesione rappresenta una risorsa preziosa poiché finalizzata alla tutela dei valori fondanti dell’UE, ovvero dare a tutti i cittadini le stesse opportunità a prescindere dai territori di residenza, nonché favorire i processi di inclusione all’interno dell’UE. Nonostante le finalità nobili delle politiche di coesione credo, però, che non ci sia abbastanza consapevolezza sulle politiche di coesione tra i cittadini europei. In Italia è emerso il minor grado di percezione della politica di coesione tra i cittadini in Europa e il nostro dipartimento, al fine di promuoverla, cura un progetto per il dialogo attivo tra scuola e istituzioni europee ‘A scuola di OpenCoesione’ grazie al quale gli studenti delle superiori possono partecipare a un percorso didattico sugli interventi delle politiche di coesione nei territori dove vivono, effettuare visite di monitoraggio civico sui luoghi degli interventi delle politiche di coesione e formulare proposte sugli interventi realizzati. Un percorso sfidante per tutti gli studenti – continua Ferrara – capace di offrire l’opportunità di rapportarsi con tutti gli attori locali ed europei. Una best practice che stiamo cercando di estendere ad altri Paesi europei”.
Successivamente, due studentesse, Alessandra Iula di Roma e Rosalia Guarino da Aversa, hanno chiesto come il nuovo Pnrr garantirà lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti e delle infrastrutture scolastiche. Domande alle quali ha risposto Vincenzo Amendola, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei: “Siamo già in una fase nuova.Con il Next Generation UE le risorse non saranno utilizzate solo per rispondere alla crisi economica ma anche per proiettare l’Europa nei prossimi decenni. Nella missione del Pnrr dedicata all’istruzione ci sono ingenti risorse per la riqualificazione della scuola, in chiave verde e digitale, con 1 miliardo di euro destinato per le competenze digitali nella scuola primaria e secondaria e, infine, per migliorare l’educazione STEM”.
Il progetto europeo spesso non ha funzionato, ha ricordato Salvatore De Meo del PPE. “Bisogna mettere al centro i cittadini: in passato non si è voluto raccontare lo sforzo straordinario dell’UE nella crisi ma si è evidenziato quello che non è andato bene, come la questione dei vaccini”.
Per Brando Benifei del gruppo S&D, è importante “coinvolgere le giovani generazioni nel processo di integrazione europea. Devono esserci nuove opportunità per i giovani di costruirsi un futuro. Fondamentale investire sulla mobilità per i giovani e nel digitale. Bisogna allargare il bacino delle opportunità per i giovani e ai ragazzi consiglio di riappropriarsi dei propri spazi, partecipare maggiormente ed esercitare il proprio diritto di voto”.
Sulla questione dell’inaccessibilità alle azioni del programma Erasmus+ e del Corpo Europeo di Solidarietà, l’esponente del gruppo S&D ha poi aggiunto che “i programmi devono essere più accessibili. In tal senso abbiamo iniziato un lavoro con il Parlamento europeo e abbiamo ben chiaro questo tema. Avere più partecipazione nei territori rappresenta un vantaggio. Tutte le opportunità dell’Europa devono essere più accessibili per le realtà più piccole e periferiche”.
Sull’inclusione lavorativa delle donne è poi intervenuta Domenica Locantore, studentessa di Matera: “Le donne sono spesso chiamate a scegliere tra carriera e famiglia, quali possono essere le prospettive per il loro futuro?”. Domanda seguita dal giovane Matteo Schiavini di Gallarate sul tema dell’accountability delle istituzioni europee.
Per il Parlamento europeo è intervenuto Alessandro Panza (Identità e Democrazia): ” Viva le donne che lavorano, soprattutto alla luce dei dati impietosi sul lavoro femminile in Italia. Bisogna intervenire per evitare le segregazioni verticali e orizzontali all’interno dell’UE, dove permangono ancora grosse disparità salariali. Il 4 marzo è stata presentata la direttiva Women on Board, per la quale all’interno dei consiglio di amministrazione delle società quotate in borsa nell’UE dovrà essere garantita la presenza femminile per almeno il 40%.
Ancora, serve agevolare l’accesso al credito per le donne, fortemente penalizzate nell’UE”.
Ha proseguito poi l’eurodeputata del gruppo dei Verdi, Eleonora Evi: “In Italia, lavora una donna su due. Bisogna aumentare l’occupazione femminile, ciò provocherebbe un aumento del pil del 7% in automatico. Sulla direttiva Women on Board, si deve ricordare che per anni il Consiglio europeo ha bloccato la sua approvazione. Sul tema dell’accountability – ha ricordato l’eurodeputata – il PE lavora con un alto grado di trasparenza, tutti i suoi provvedimenti sono tradotti e pubblicati sul sito del Parlamento. Chi oggi continua a lavorare con un basso grado di trasparenza è il Consiglio europeo, dove le riunioni non sono pubbliche e dove non è condivisa alcuna documentazione. Di fatto non possiamo sapere su una determinata direttiva come si siano espressi i singoli Stati membri. Non avere questo tipo di informazioni puo’ portare facilmente a dire che è colpa dell’Europa, rendendo meno trasparenti le responsabilità dei governi nazionali. Invito tutti a conoscere il diritto europeo – spiega l’esponente dei Verdi – e far sentire la propria voce. E’ importante avere conoscenza dei diritti a nostra disposizione”.
Ancora, per gli studenti Francesca Bellan di Lecco, che ha chiesto come risolvere la diffidenza dei cittadini europei verso l’UE, e Matteo Schembari di Ragusa, intervenuto sulla questione della promozione e del rispetto dei diritti umani da parte dell’UE.
Per Vincenzo Sofo, del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei: “Manca una dimensione patriottica. L’Ue è una costruzione che viene dall’alto. Il problema è che non si capisce la missione dell’UE e i suoi scopi sono per lo più di tipo mercantilistico. Manca una dimensione identitaria. Il momento della Conferenza sul futuro dell’UE deve, quindi, essere un momento per resettare le cose.
Sui diritti umani – ha ribadito l’esponente del gruppo ECR – l’UE deve smettere di usarli quale arma geopolitica per andare contro gli Stati: pensiamo all’atteggiamento duro nei confronti della Russia per la questione dei diritti umani a fronte della linea poco netta con la Cina o ancora alle relazioni con alcuni nostri alleati o partner extra-UE, dove vige ancora la pena di morte. Recentemente, sul tema, ho presentato una interrogazione sull’utilizzo di jihadisti turchi nella guerra del Nagorno Karabakh alla quale la Commissione europea, di fatto, ha risposto ‘chi se ne frega se la Turchia usa jihadisti per le proprie battaglie se questo non
influisce sui rapporti commerciali e politici con l’Europa’. La protezione dei diritti umani da parte dell’UE è intermittente”.
A conclusione dei lavori sul tema è intervenuto Mario Furore del gruppo dei Non Iscritti: “Si da troppo poco spazio alle notizie positive legate all’azione delle istituzioni europee. Legiferare in Europa è più complesso rispetto al Parlamento nazionale: è difficile trovare un equilibrio tra i 27 Stati membri dando, così, l’idea della scarsa considerazione verso le esigenze dei cittadini. Ricordo che esistono molti strumenti per partecipare e tutti i cittadini possono esprimere i propri commenti sulle decisioni prese dalla Commissione europea attraverso il sito internet della commissione di la tua, attivo dal 2017″.
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