Il fenomeno del bullismo e cyberbullismo sotto la lente dell’Istat. I più esposti a comportamenti vessatori sono i giovani cinesi, filippini e indiani.
Nel corso dell’audizione nella Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza del Senato della Repubblica, oggi l’Istat ha presentato l’indagine conoscitiva sulla “natura, cause e sviluppi recenti del fenomeno dei discorsi d’odio, con particolare attenzione alla evoluzione della normativa europea in materia”.
All’interno del report un particolare focus è stato dedicato alla ricerca sul bullismo e sul cyberbullismo condotta nel 2014: “Per bullismo – recita il report dell’Istat – si indica generalmente il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei. Esso si basa su tre principi: intenzionalità, persistenza nel tempo, asimmetria nella relazione”. Un fenomeno, quindi, contraddistinto da un’interazione tra coetanei caratterizzata da un comportamento aggressivo e da uno squilibrio di forza/potere nella relazione tra giovani.
Nell’ambito dell’indagine del 2014, ricordano gli autori del report, la scelta metodologica è stata quella di non parlare genericamente di “prevaricazioni” o di “atti di bullismo”, ma di descrivere concretamente atti o comportamenti vessatori in modo di rendere più facile ai ragazzi riconoscere le diverse forme di bullismo. Le prepotenze, vere e proprie “azioni vessatorie”, messe in atto tra ragazzi e ragazze, vanno dalle offese alla derisione, dalle minacce alle aggressioni con spintoni, calci e pugni fino al danneggiamento e alla sottrazione di beni di proprietà, dalla diffamazione, storie e bugie messe in giro con l’intento di screditare ed escludere i giovani più vulnerabili.
Secondo l’Indagine del 2014, più del 50% degli intervistati di 11-17 anni di età ha dichiarato di essere rimasto vittima, nei 12 mesi precedenti l’intervista, di un qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento. Una percentuale significativa, pari al 19,8%, ha dichiarato di aver subìto azioni tipiche di bullismo una o più volte al mese. Per quasi la metà di questi (9,1%), si tratta di una ripetizione degli atti decisamente asfissiante, una o più volte a settimana.
Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Oltre il 55% delle giovani 11-17enni è stata oggetto di prepotenze qualche volta nell’anno mentre per il 20,9% le vessazioni hanno avuto almeno una cadenza
mensile (contro, rispettivamente, il 49,9% e il 18,8% dei loro coetanei maschi). Il 9,9% delle ragazze subisce atti di bullismo una o più volte a settimana, contro l’8,5% dei maschi.
La percentuale di soggetti che dichiara di avere subìto prepotenze diminuisce al crescere dell’età. Il 22,5% dei ragazzi 11-13enni dichiara di essere rimasto vittima di vessazioni continue (una o più volte nel corso del mese) da parte di altri coetanei, rispetto al 17,9% degli adolescenti 14-17enni. Le differenze tra i ragazzi più piccoli e gli adolescenti si riducono se si considerano quanti hanno subìto prepotenze o vessazioni più raramente (qualche volta nell’anno): rispettivamente il 53,3% dei più piccoli e il 52,2% dei 14-17enni. Nel 2014, inoltre, gli atti di bullismo erano più frequenti nel Nord del Paese e per i ragazzi che vivevano in zone poco o per nulla disagiate.
Nel 2014, il cyberbullismo è molto meno frequente di altre forme di bullismo perpetrate “offline”: il 22,2%21 delle vittime di aggressioni da parte di bulli ha dichiarato di aver subìto una qualche prepotenza tramite l’uso delle nuove tecnologie come telefoni cellulari, Internet, e-mail, durante l’anno precedente l’intervista. All’interno di questo sub-collettivo, le azioni ripetute (più volte al mese) riguardano il 5,9% dei ragazzi 11-17enni che hanno subìto atti di cyber-bullismo. La maggior propensione delle ragazze a utilizzare il telefono cellulare e a connettersi a Internet probabilmente le espone di più ai rischi della rete e dei nuovi strumenti di comunicazione: tra le ragazze di 11-17enni è infatti più elevata la quota di vittime di cyber-bullismo che si verifica più volte al mese (7,1% delle ragazze che si collegano ad Internet o dispongono di un telefono cellulare contro 4,6% dei ragazzi).
Vi è inoltre un rischio maggiore per i più giovani rispetto agli adolescenti. Circa il 7% degli 11- 13enni dichiara di essere stato vittima una o più volte al mese di prepotenze tramite cellulare o Internet, mentre la quota scende al 5,2% se la vittima ha un’età compresa tra 14 e 17 anni.
Non è inconsueto che i ragazzi e gli adolescenti che hanno dichiarato di aver subìto ripetutamente azioni offensive attraverso i nuovi canali comunicativi siano anche vittime di comportamenti offensivi non attuati attraverso tali tecnologie. Ben l’88% di quanti hanno lamentato continui comportamenti scorretti “on line” (una o più volte al mese) ha dichiarato di aver subìto altrettante vessazioni anche in altri contesti del vivere quotidiano.
Nel 2015 l’Istat ha condotto, inoltre, un’indagine sull’integrazione dei ragazzi con un background migratorio ovvero dei ragazzi con una cittadinanza diversa da quella italiana. Nell’ambito dell’indagine, il tema del bullismo è stato approfondito con una specifica batteria di domande.
Tra i ragazzi stranieri, la percentuale di coloro che hanno subìto almeno un episodio offensivo non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi è pari al 49,5%, contro il 42,4% dei coetanei italiani. I ragazzi che sembrano essere più “esposti” a episodi di prepotenza o comportamenti vessatori da parte dei loro coetanei sono i cinesi, i filippini e gli indiani (con percentuali superiori al 50%).
Il fenomeno del “bullismo”, sia nel caso degli italiani sia nel caso degli stranieri, sembra essere più diffuso tra i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado rispetto a quelli delle scuole superiori (57,8% contro il 41,6% per gli stranieri e 49,1% rispetto al 37,0% per gli italiani). Per quanto riguarda il genere, si osservano percentuali di “vittimizzazione” più elevate tra i maschi, sia tra gli italiani che tra gli stranieri; per questi ultimi le differenze sembrano essere più significative: 52,1% tra i maschi contro il 46,7% tra le femmine. Tra le diverse collettività di stranieri, le differenze più importanti si osservano per i cinesi, con il 64,6% dei maschi vittime di episodi di bullismo (contro il 48,8 delle femmine).
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