Il Consiglio sardo si riempie di colori… meno di legislatori capaci.

Non essendo capace di scrivere leggi realmente di pubblico servizio (o non avendone voglia dato che bastano le ruberie delle variazioni di bilancio e delle manovre finanziarie), il Consiglio regionale della Sardegna, ricordiamolo il Legislatore sardo, può solo illuminarsi la facciata di via Roma, nella speranza di palesarsi alla società civile ed esprimere la propria solidarietà verso le questioni sociali.

Se per il Transgender Day il Palazzo del Consiglio si illumina di rosa, bianco e azzurro, per la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e adolescenza il “Palazzo di via Roma” si illuminerà di arancione e azzurro. In altre parole, “tanto colore e poco arrosto”. Basta pensare, solo per rimanere nel novero dei diritti dei giovani sardi, che il Legislatore sardo, negli ultimi 25 anni, si è dimostrato poco concreto, considerando che l’ultima legge in materia di politiche giovanili risale alla legge regionale 11 del 15 aprile 1999. Aula, ancora, dimostratasi incapace di approvare, restando in tema di giovani e diritti, anche una leggina della misera dotazione finanziaria di 300mila euro (la famigerata pl 182, mirata a rimettere mano al desolante quadro normativo regionale delle politiche giovanili).

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Eppure, soltanto nell’ultima variazione di bilancio, per parrocchie, associazioni politicizzate e murales colorati sono stati stanziati milioni di euro in un paio di settimane. Insomma, quando si parla di colori il Legislatore sardo si fa prendere la mano.

Non parliamo poi delle “mazzette di colori” o dei pasticci prodotti dalle improbabili proposte di legge messe nero su bianco (giusto per rimanere in tema di colori). Molte delle quali addirittura redatte senza la previsione della norma finanziaria negli articoli. Ho visto cose che voi umani…

D’altronde cosa aspettarsi da un Consiglio nel quale i/le consiglieri/e continuano a dotarsi (anche nel Governo dei migliori) di personale senza alcuna competenza in materia legislativa, sociale, economica e, nei peggiori dei casi, anche informatica e linguistica. Uomini, donne (e qualcun*) i cui CV sono ovviamente “secretati” e non pubblicati nel poco colorato sito web istituzionale del Consiglio regionale della Sardegna.

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Nel frattempo, come tanto piace anche al “Governo dei migliori”, quello che fino al mese di gennaio 2024 gridava ogni giorno allo scandalo, il Consiglio regionale della Sardegna può continuare a illuminarsi e ad affidarsi alla sempre più stucchevole (e poco colorata) comunicazione istituzionale.