Il Bodhisattva Avalokiteshvara del Museo delle Civiltà di Roma

La cultura non si ferma grazie ai numerosi contributi video realizzati dagli operatori museali del nostro Paese, capaci di illustrare in pochi minuti i segreti delle magnifiche opere del passato, come accade nel nuovo video del Museo delle Civiltà di Roma, dove Massimiliano Polichetti, curatore dei settori Tibet e Nepal, analizza una delle 108 forme principali del Bodhisattva Avalokiteshvara.

Si tratta di un’opera lignea e policroma con inserti di pietre dure e semipreziose, proveniente dal Nepal e databile tra il XVII e XVIII secolo. L’opera giunge allo Stato grazie alla donazione, perfezionata nel 2005, di Francesca Bonardi, moglie del professor Giuseppe Tucci, e fotografa d’eccezione durante le diverse spedizioni scientifiche in India, nel Tibet e nel Nepal, del marito.

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La divinità, rappresentata con undici volti e otto braccia, è la personificazione della mahakurana, la grande compassione intesa in senso empatico, la quale non è rivolta solo alla sofferenza ma anche alla gioia di tutti gli altri esseri. Nella cultura nepalese, infatti, i Bodhisattva sono quegli esseri spirituali che scelgono di non estinguersi nella “samyak sambodhi”, la completa e definitiva estinzione, ma decidono di rimanere legati al “samsara”, il circolo delle rinascite inconsapevoli, scegliendo di reincarnarsi, ovvero di nascere consapevolmente nei sei mondi, non solo quello umano, bensì quello animale, infernale e gli altri, per portare soccorso agli esseri che in questi luoghi provano la sofferenza nelle sue varie sfumature.

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