Il 17% degli adolescenti italiani pensa a fare soldi con le proprie foto e video porno.

L’Italia è sempre più un Paese moribondo. A ricordarlo il triste 17% di giovani italiani tra i 14 e 18 anni che pensano ad autoprodurre materiale pornografico per soddisfare le proprie necessità economiche. Giovani dipendenti digitali che, nel 12% dei casi, danno lo stesso valore del sesso online a quello dal vivo. “Migliore gioventù italiana” (figuriamoci la peggiore), spesso ignorante delle tante opportunità offerte dai programmi europei, complice anche un sistema di socializzazione autoreferenziale e vetusto.

“Dalla ricerca emergono passi avanti significativi nel dialogo tra giovani e genitori sui temi della sessualità. Tuttavia, il digitale rimane la risorsa principale delle informazioni su questi aspetti e colpiscono i dati sullo scarso accesso ai servizi sanitari, ai consultori e la percentuale molto limitata di adolescenti che si sottopongono al test Hiv, così come la resistenza di stereotipi e false credenze”, ha dichiarato Antonella Inverno, responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children.

“Per educare i giovani e le giovani a relazioni sessuali e affettive sane, prevenire comportamenti a rischio, discriminazioni e violenze, è urgente una legge che preveda l’inserimento di percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità, in linea con le Linee guida Unesco sulla Comprehensive Sexuality Education e gli Standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle scuole e all’interno dei piani formativi, coerentemente con l’età dei beneficiari”, ha aggiunto Giorgia D’Errico, direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children.

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