Ignazio Corrao: politiche giovanili a 360°.
Ignazio Corrao, classe 1984, nato a Roma e cresciuto in Sicilia. Eurodeputato del Movimento 5 Stelle alla sua seconda Legislatura. Da giovane rappresentante politico ha raggiunto importanti risultati all’interno del Parlamento europeo, tra i quali l’approvazione, nel settembre 2018, con il voto favorevole del 90% degli europarlamentari, della Direttiva sulla lotta al riciclaggio di denaro mediante il diritto penale, della quale è stato relatore. Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo dello scorso mese di maggio, risulta rieletto con 115.820 voti di preferenza.
Cosa rappresentano per lei le politiche giovanili?
Nel 2007 quando l’ONU lanciò il Programma sulla Gioventù, io avevo 23 anni e quando l’Europa promosse le politiche giovanili tramite il programma ERASMUS io fui uno dei primi giovani a partire e sfruttare questo utilissimo strumento. Le politiche giovanili oltre a promuovere la cittadinanza attiva e la solidarietà sono un importante strumento per preparare al meglio la transizione dei giovani al mondo degli adulti, del lavoro, dei diritti e dei doveri.
On. Corrao, alle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo nel Collegio Italia Insulare sono stati eletti esclusivamente rappresentanti della Sicilia e nessuno in Sardegna. Mancando una rappresentanza sarda nell’Europarlamento come sarà garantita la rappresentanza dei bisogni e delle istanze dei giovani sardi?
Le circoscrizioni elettorali per le elezioni Europee in Italia sono state 5 e diverse Regioni sono rimaste senza rappresentanti locali in questa tornata come nel 2014. Bisogna non cadere nell’errore dei campanilismi ed è bene ricordare che l’ordinamento giuridico Europeo sancisce che “ogni singolo individuo non è soltanto un cittadino del suo Stato, della sua Regione, della sua città o del suo comune, ma è anche (aggiungo soprattutto) cittadino dell’Unione europea”, su questa base e su questi principi si fonda la crescita dell’Unione stessa.
Per quanto riguarda la rappresentanza in Sardegna, mi sento in parte sardo anche io, primo per ovvi motivi affettivi, grazie alla mia compagna Manuela e mia figlia Isabel, secondo perché dal 2014 frequento costantemente la Sardegna in tutti i periodi dell’anno e continuerò a farlo con la stessa costanza e motivazione, interloquendo con gli amministratori locali i PV sardi e gli attivisti. Negli anni di lavoro da Europarlamentare ho raccolto tantissime istanze, presentato diverse interrogazioni e mozioni al parlamento Europeo che hanno riguardato la Sardegna, ho avuto interlocuzioni continue con Sindaci e rappresentanti del territorio ed affrontato tante questioni che riguardano i rapporti tra la Sardegna e l’Europa.
A prescindere da tutto il resto, in questa legislatura ho deciso, per sopperire a questo gap, di rafforzare la mia squadra di lavoro con l’inserimento di un nuovo assistente Sardo, l’ing. Emanuele Matta, attivista che si è distinto nel M5S in Sardegna (preparato ed attento conoscitore della Sardegna e delle sue problematiche), che sarà presente nel territorio e mi darà una mano (insieme al mio staff) per rispondere a tutte le richieste ed esigenze che verranno nel prossimo futuro di questa nuova Legislatura.
Come può un under35 comunicare una proposta, problematica ad un eurodeputato?
Oggi, a differenza del passato, secondo me un under35 ha più possibilità di entrare in contatto con un eurodeputato che in passato. Pensiamo alla dimestichezza dei giovani con i nuovi dispositivi tecnologici. Ogni eurodeputato ha a disposizione tantissimi canali per poter informare ed entrare in contatto con i cittadini. A differenza del passato adesso ci sono le pagine social, gli account social personali, i cellulari con le chat e i canali di comunicazione, l’indirizzo email, tutti strumenti che oggi permettono di poter rispondere a tutte le proposte o denunce dei cittadini. Un bel passo avanti se pensiamo che prima si doveva scrivere e spedire una lettera o al massimo un Fax.
Pensando a programmi quali l’Erasmus+, l’Erasmus per giovani imprenditori, ecc. secondo lei perché i giovani in Europa sono poco informati circa le iniziative europee a supporto dei giovani?
Credo che sia un problema di coordinamento tra le politiche giovanili, l’istruzione e il mondo imprenditoriale. Quando venne lanciato il programma Erasmus, i primi a divulgare, promuovere e organizzare i partenariati negli altri paesi furono proprio le università. Di solito erano professori e studenti che spingevano per sfruttare queste opportunità.
Sulla poca informazione per i giovani imprenditori o per i giovani studenti delle scuole superiori credo che dipenda dalla mancata capacità da parte della scuola e delle associazioni degli imprenditori e commercianti a non saper usufruire dell’opportunità. Ma sto notando un interesse sempre maggiore, ad esempio qui a Bruxelles ci sono tanti giovani che utilizzano i programmi Erasmus + che permettono ai loro coetanei di fare un’importante esperienza lavorativa e formativa.
Per quanto riguarda l’imprenditoria giovanile e la formazione, come è possibile secondo lei passare dalla formazione (dove non vi sono vincoli stringenti di spesa da parte delle amministrazioni pubbliche) alla fase performante dell’apertura di un’azienda se il sostegno economico anche nella modalità del contributo a fondo perduto (offerto a seconda delle percentuali regionali, nazionali ed europee) richiede ai giovani l’anticipo delle spese? Come può un giovane senza risorse proprie con una idea innovativa e la capacità di realizzarla, creare un’impresa e occupazione se il passaggio dalla formazione alla produttività vera e propria è cosi critico?
Ecco, in questo caso posso affermare che si tratta di poca lungimiranza. E voglio essere buono. Naturalmente siamo di fronte alla solita inadeguatezza nel programmare qualsiasi misura. Quando ho lavorato per il gruppo parlamentare del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana, mi sono occupato tantissime volte di queste storture. La scommessa sui giovani deve essere fatta a tutto tondo, partendo dagli investimenti sulla formazione per poi proseguire all’incentivazione dei progetti che consentano l’inserimento di nuove attività in grado di essere competitive sui nuovi mercati del lavoro.
Se non generi un percorso guidato, formazione-progetto lavoro, rischi di avere dei giovani super formati che non hanno accesso al mondo del lavoro e di conseguenza vengono attratti da mercati esteri più attenti. In pratica, basterebbe un semplice protocollo d’intesa tra la Regione, associazioni di categoria e banche, e un piccolo fondo di garanzia regionale. Senza fondo e protocollo d’intesa le opportunità saranno sempre riservate ai pochi, che hanno risorse economiche, e probabilmente a chi non li merita.
Foto Ignazio Corrao.