I soldi europei al Governo di Kiev nonostante il bando alla libertà religiosa.

Come ricordato da una recente interrogazione dell’eurodeputato dei Conservatori e Riformisti europei, Fernand Kartheiser, l’Ucraina “democratica” ha approvato lo scorso agosto 2024 un disegno di legge, mettendo al bando la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca.

Notizia, come ricordano i miliardi di euro erogati e stanziati dall’Ue per il “futuro partner europeo” ucraino, che conferma i famosi “doppi standard” dell’Ue sui diritti civili e religiosi, già lamentati lo scorso marzo 2024 dagli eurodeputati Marcel de Graaff e Joachim Kuhs. I due “ingenui rappresentanti” dei cittadini europei avevano chiesto, in particolare, di esercitare pressioni sul Governo ucraino per ritirare la messa al bando della chiesa ortodossa ucraina e l’impedimento di esercitare la libertà di religione, non ritenendolo (purtroppo solo loro due) un ostacolo per il processo di adesione all’Ue che si fonda su precisi valori.

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Misure assolutamente accettabili, però, come ricordato lo scorso mese di aprile, dall’esponente della Commissione von der Leyen, Olivér Várhelyi, per colpire alcuni membri della gerarchia ecclesiastica responsabili di sostenere la Russia e “prevenire interferenze straniere”.

Ma, sempre in assenza di una presa di posizione “democratica”, le proteste e le interrogazioni a Bruxelles non sono mancate sul tema, come ricorda il provvedimento di Petar Volgin del gruppo dell’Europea delle Nazioni Sovrane, mirato a ricordare che è stata bandita “la più grande chiesa cristiana in Ucraina in termini di numero di parrocchie, chierici e, soprattutto, riconosciuta dalla stragrande maggioranza dei credenti ucraini praticanti”.

“Questa legge, giustificata dalle autorità ucraine per motivi di sicurezza nazionale a causa di presunti legami con la Russia, solleva serie preoccupazioni sulla sua compatibilità con i diritti umani fondamentali – ha dichiarato l’esponente di ESN -. Ha scatenato notevoli controversie, con accuse secondo cui indebolirebbe la libertà religiosa e potrebbe approfondire le divisioni sociali. Inoltre, l’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea garantisce il diritto degli individui a manifestare la propria religione o credo”.

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Una precisazione a prova di utilizzo dello strumento della condizionalità dello Stato di diritto, il famigerato spauracchio creato dalla “diversamente democratica” Commissione di Ursula von der Leyen per “minacciare” il blocco delle risorse europee per gli Stati membri dell’Ue “non in linea” con una certa narrazione europea, come ricordano le bacchettate pre-belliche di Ursula e soci ai Governi di Varsavia e Budapest.

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