I ribelli jihadisti prendono Damasco. Assad in fuga.

Le milizie islamiche Hayat Tahrir al-Sham guidate da Abu Mohammed Al-Jolani, terrorista ex-Al-Queda, il cui obiettivo è sempre stato quello di creare uno Stato islamico con il sistema legale basato sulla sharīʿa, alla fine sono arrivate a conquistare Damasco e a mettere in fuga il presidente siriano, Bashar Assad. Numero uno siriano attualmente sparito nel nulla secondo le principali fonti governative, mentre per Bloomberg sarebbe invece nella capitale iraniana Teheran.

Una clamorosa (ma poco inaspettata) marcia trionfale, cominciata 10 giorni fa nel nord del Paese, esattamente a Idlib al confine con la Turchia, dove “i nuovi terroristi acclamati dall’occidente” hanno preso le roccaforti governative di Aleppo e Hama e, come dimostrato dalla TV Al Hadath nelle prime ore del mattino, la capitale Damasco, sotto il controllo dei gruppi militanti guidati da Al-Jolani. “Giovane moderato” (chissà da chi sarà stato armato?) che nel 2014 dichiarava che in Siria non ci sarebbe stato più posto per gli infedeli come “i musulmani sciiti, i drusi, i cristiani e gli alawiti del presidente Bashar al-Assad”.

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Nel frattempo, i principali media europei e americani hanno avviato la “solita operazione” di pulizia del terrorista siriano, con l’obiettivo di renderlo più moderato e umano e far passare l’attuale invasione della Siria come un processo democratico, seppur ottenuto con la forza.

Nelle ultime ore, ancora, i principali manovratori internazionali hanno condiviso l’intenzione di avviare un processo di transizione politica post-Assad, coinvolgendo tutte le parti coinvolte, a partire dai terroristi del gruppo di Al-Jolani ed esponenti del governo Assad.

Sullo sfondo della “repentina invasione della Siria”, infine, resta di fatto la sconfitta per la Russia e l’Iran, da sempre alleati del leader Assad. Nazioni, al momento, impegnate su più fronti di guerra e dimostratesi impotenti contro l’offensiva dei terroristi “ripuliti dall’occidente” di Al-Jolani.

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